lunedì 29 dicembre 2014

LA COSTITUZIONE ITALIANA NON E’ ANTIFASCISTA

Sociale

LA COSTITUZIONE ITALIANA NON E’ ANTIFASCISTA



Non è affatto vero, come spesso si sente affermare dai vari media, che l'attuale Costituzione italiana sia caratterizzata dall'antifascismo come scopo o valore.

Nei 139 articoli che formano il dettato costituzionale non ce n'è uno, infatti, che tratti di fascismo e/o antifascismo.
Per rintracciare il vocabolo "fascista" all'interno della Costituzione occorre andare alla XII° norma transitoria o finale che, nell'animo dei costituenti proprio in quanto non-articolo costituzionale - bensì norma transitoria - avrebbe dovuto esaurirsi in non più di un quinquennio. Sempre i c.d. "padri costituenti" ebbero l'accortezza di numerare diversamente le norme con numeri romani, rispetto ai veri e propri articoli che furono distinti con numeri arabi, giusto perché non si venissero a creare equivoci o mescolanze fra le norme transitorie e gli articoli costituzionali propriamente detti.
Certo, la XII° norma stabiliva transitoriamente e in parziale ( e non costante) deroga all'art. 48 della Costituzione, il divieto di ricostituzione del passato Pnf, legando specificatamente ciò alla limitazione, per non oltre un quinquennio, del diritto di voto attivo e passivo nei confronti degli esponenti dell'ex regime fascista. Fra l'altro, mentre i "padri costituenti" trattavano ancora di questa materia, nasceva ufficialmente, e quindi legalmente, il Msi che nel 1948 partecipò regolarmente alle elezioni politiche ottenendo fra l'altro diversi parlamentari e tutto questo senza particolari obiezioni giuridico-legali da parte delle allora vigenti autorità costituite.

Se all'epoca ci fosse stata veramente la volontà di dare una qualsivoglia valenza antifascista alla nascente Costituzione, i soliti "padri costituenti" avrebbero certamente provveduto con un apposito articolo e non certo tramite una norma transitoria; norma transitoria che non avrebbe comunque potuto confliggere eternamente ( e nemmeno per vari decenni) con il già richiamato art. 48 dedicato ai diritti politici di tutti gli italiani, nessuno escluso. Se questo ancora non bastasse, vi è poi un altro aspetto costituzionale che dimostra a priori l'infondatezza del presunto assioma di un antifascismo sancito in eterno dalla nostra Costituzione.
Essendo prevista la revisione di quasi tutti gli articoli costituzionali, sia tramite referendum promosso da 500 mila elettori oppure con voto di maggioranza assoluta da parte delle Camere ( 50% + 1 dei parlamentari eletti) si potrebbe in ogni momento, e solo manovrando i predetti strumenti costituzionali, ricreare tale e quale storicamente è stata a suo tempo perfino la RSI.
Fra l'altro, proprio nella nostra Costituzione vi sono alcuni articoli, in particolare il 3° comma dell'art. 38 (personalità giuridica del sindacato) e l'art. 46 (diritto dei lavoratori a collaborare nella gestione delle aziende in cui essi operano) che, per quanto sviliti e finora del tutto disattesi, richiamano pienamente la legislazione sociale che fu appunto della RSI.

Quanto sopra esposto deriva evidentemente dal fatto che la nostra attuale Costituzione è una Costituzione Repubblicana e non già antifascista.
Infatti, l'unico limite imposto alla revisione costituzionale è solo ed unicamente la forma repubblicana (art. 139) e questa forma istituzionale è l'unico aspetto che non può essere messo in discussione da alcuno indipendentemente dal fatto che qualcuno possa rappresentare finanche la più totalizzante volontà popolare o politica.
Sarebbe quindi ben più corretto affermare che la nostra Costituzione è fermamente antimonarchica e tuttavia, ciò nonostante, sono stati liberamente autorizzati a costituirsi nell'Italia di questa Costituzione così fermamente repubblicana, vari gruppi, partiti politici e associazioni apertamente e dichiaratamente monarchici (PNM; PMP, UMI ecc.) e questi ovviamente tendevano, al contrario di quelli più o meno fascisteggianti, ad attentare di fatto alla Costituzione Repubblicana col solo riproporre, neppure troppo velatamente, la restaurazione dell'istituto monarchico.

Franco Morini

http://www.italiasociale.org/lettere/lettere300908-1.html


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ISTANZA DI MESSA IN STATO D'ACCUSA (Art.90, comma I°, ipotesi 2^, comma 2° Costituz.)
SALVATORE MACCA CONTRO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ON. GIORGIO NAPOLITANO


... "per chiedere l'abrogazione della XII disposiz. transitoria della Costituzione, là dove la stessa, al comma 1, letteralmente dispone che "E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascita." La collocazione del divieto da parte del legislatore del tempo, dimostra, né poteva essere diversamente, se non altro perché l'Italia era, ed è, definita, nell'art.1, comma I°, della Costituzione, "una repubblica democratica", e perché, all'art.49, sin da allora, disponeva che "tutti i cittadini ( tutti, e dunque anche quelli di fede fascista!) hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale", dimostra, si diceva, che il divieto era, e doveva essere, temporaneo."


sabato 27 dicembre 2014

Così anche gli agnelli musulmani scopriranno il lupo dentro di loro



EDITORIALI

Così anche gli agnelli musulmani scopriranno il lupo dentro di loro


di Ida Magli
il Giornale
| 24.12.2014

  L'
automobile è stata sempre sentita dai giovani maschi come una conquista di potenza. E di fatto lo è. Non per nulla la pubblicità di solito presenta un nuovo modello con accanto una prorompente ragazza sexy pronta ad accettare un passaggio: conquistare una donna è stato sempre simbolo, almeno in occidente, di qualsiasi altra conquista. È la velocità cui si può spingere un’automobile che suggerisce al maschio il senso della propria potenza? No, la velocità ne è soltanto lo strumento: il vero motivo è la possibilità di uccidere, una possibilità che trasforma l’automobile in una potentissima arma e l’uomo che la possiede ovviamente nel più forte di tutti, tanto quanto se avesse in mano una pistola. Molti dei cosiddetti incidenti del sabato sera, che di solito coinvolgono tragicamente i giovani, hanno alla base l’eccesso di velocità, una velocità che è per i maschi ricerca della massima potenza, quella che domina su tutti gli altri perché li terrorizza con il timore della morte.

In una società come quella europea, dove la violenza è repressa in forma addirittura ossessiva in ogni forma, dove non è lecito coltivare sentimenti ostili verso nessuno, né pronunciare parole che possano essere interpretate come offensive, i musulmani, immigrati o residenti, hanno ben poche possibilità di rivelare la volontà di potenza che li anima nei confronti degli europei. Una volta compresa però la funzione mortifera che si accompagna all’automobile è sufficiente mettersi al volante e lanciarsi in velocità sulla folla nelle strade o nelle piazze per provocare con estrema facilità terrore e strage. È quello che sta succedendo in Francia. Nel giro di pochi giorni, prima a Joué- lès- Tours, poi a Digione, poi a Nantes, un uomo alla guida di un camioncino o di un’automobile ha diretto la macchina contro la folla invocando il nome di Allah. Le autorità francesi escludono che si tratti di terrorismo in quanto non c’è nessun gruppo organizzato dietro ai singoli esaltati; si parla piuttosto di lupi solitari, di personalità fragili sulle quali fa presa la propaganda in favore della Jihad in un mondo interconnesso come quello attuale. Ma è un ragionamento troppo superficiale che non tiene conto dell’estrema possibilità di coinvolgimento e di conoscenza attuabile oggi attraverso i mille mezzi d’informazione dei quali siamo forniti.

Questo è il punto sul quale riflettere: nessuno oggi è veramente “lupo solitario”, in qualsiasi luogo risieda, qualsiasi sia la sua religione perché basta un clic a metterlo in connessione con molti altri, ma soprattutto perché anche il lupo più solitario sa che oggi l’unica, vera battaglia in atto nel mondo è quella dei credenti musulmani nei confronti di tutte le altre società, battaglia ovunque vittoriosa perché i popoli aggrediti o si sottomettono o scappano. L’islamismo è conquista, così come Maometto è stato un conquistatore. Non si può essere musulmani senza adeguare la società ai voleri di Allah. Il cosiddetto dialogo interreligioso è un fatto da tavolino, di spirito tipicamente occidentale, non cambia e non può cambiare nulla all’intrinseca necessità di conquista che sottende il musulmanesimo. Per quanto tranquille possano essere oggi le comunità musulmane esistenti in Francia (così come in Spagna, in Italia, in Germania), verrà il momento in cui, mano a mano che le presenze musulmane diventeranno non soltanto molto numerose, ma consapevoli del loro essere vincenti, l’Occidente sarà costretto a risvegliarsi dalla sua stupida neghittosità e si accorgerà, ma sarà troppo tardi, di trovarsi sotto il piede islamico
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Ida Magli
23 dicembre 2014

                                                                                                                                                

martedì 23 dicembre 2014

La "Costituzione" proibisce le associazioni segrete. Ma il divieto ‘non vale’ per la massoneria

La Costituzione proibisce le associazioni segrete. Ma il divieto ‘non vale’ per la massoneria

Segreto massonico. La Costituzione proibisce le associazioni segrete. Ma il divieto ‘non vale’ per la massoneria. 
Mosaico_Massoneria_ItalianaL’art.18 della Costituzione recita: «Sono proibite le associazioni segrete». Ora: stando non solo alla Chiesa cattolica che, a partire dalla metà del Settecento sino alla Declaratio dell’ex Sant’Uffizio del 26 novembre 1983, ha lanciato in proposito centinaia di condanne; ma stando anche a una letteratura imponente e non di parte, la massoneria è il prototipo stesso della «società segreta», quella cui hanno aderito o cui si sono ispirati tutti coloro che cercavano parole e azioni occulte. Come può dunque avvenire che il Grande Oriente d’Italia abbia lo status di associazione, seppure «non riconosciuta» (come, del resto, partiti e sindacati), ma al contempo legittima, « non proibita» come ha ricordato, per difenderla, [l’ex] presidente Francesco Cossiga? E’ una situazione che risale a un accordo che pochi conoscono e che fu stipulato ai tempi della Costituente. In quell’assemblea, le Logge contavano non pochi rappresentanti, la maggioranza dei quali riuniti sotto le bandiere del Partito d’Azione, dei socialisti, dei repubblicani (stando a un’interpretazione corrente, la foglia d’edera del Pri non è che la trasparente mascheratura della stella a cinque punte, l’emblema che la massoneria del post-Risorgimento volle anche sui baveri dei soldati e che, guarda caso, è rispuntata nello stemma della Repubblica).
mario-monti-massoneFu proprio un repubblicano, il deputato Ugo Della Seta, dichiaratamente massone, che si oppose alla formulazione di quel articolo 18 nella forma che poi passò. Temendo che dichiarare «proibite» sic et simpliciter le «associazioni segrete» significasse aprire la strada dell’incostituzionalità per la massoneria, nella seduta dell’aprile 1947 l’onorevole Della Seta presentò un emendamento in base al quale l’articolo veniva così riscritto: «Sono proibite quelle associazioni che, per tenere celata la propria sede, per non compiere alcun pubblico atto che accerti della loro esistenza, per tenere nascosti i princìpi che esse professano, devono considerarsi associazioni segrete e come tali incompatibili con un regime di libertà». Commenta uno specialista, il paolino don Rosario Esposito, insospettabile in quanto schierato per un dialogo il più aperto possibile tra cristiani e massoni, fautore anzi della «doppia appartenenza» a Chiesa e Loggia: «Della Seta proponeva intelligentemente delle esemplificazioni che avrebbero potuto indurre un osservatore superficiale a pensare che egli rendesse un servigio alla causa della libertà di associazione; in realtà, egli nominava tutte le caratteristiche delle società segrete e della massoneria in particolare, all’infuori di quella che sta maggiormente a cuore all’Ordine: il segreto sulle persone». Continua Esposito: «In base al testo proposto, la massoneria e qualsiasi società segreta sarebbero state definitivamente al sicuro da ogni sorpresa, poiché sarebbe bastata la comparsa in pubblico di un qualsiasi emblema, manifesto, dichiarazione, per sfuggire alla qualifica di società segreta». Ma democristiani e comunisti (allora organizzazioni, entrambe, di espressione popolare e diffidenti verso quel «partito dei signori» che vedevano nelle Logge) votarono compatti contro lo schieramento trasversale dei «fratelli» e l’emendamento non passò. Tuttavia, il dc Umberto Tupini, a nome della Commissione costituente, assicurò i massoni che, nell’interpretazione della Costituzione, ci si sarebbe attenuti a quanto essi proponevano: dunque, l’Ordine iniziatico non sarebbe stato considerato illegale. Ecco perché il Grande Oriente rende pubblico l’indirizzo della sua sede centrale (ma nasconde quelli di tutte le altre Logge, celate dietro dizioni come «Centro Studi» o «Istituto di ricerche»); ecco perché, almeno una volta l’anno, in genere per il 20 settembre (anniversario della breccia di Porta Pia, ndr), affigge un manifesto che firma con il suo nome; ecco perché ha depositato un suo statuto — ma non il suo programma — presso il Tribunale di Roma. Tutto questo — come da accordi sottobanco del ’47 — permette di sfuggire all’accusa di «segretezza». Ma segreti restano i nomi degli affiliati: ed è ciò che soprattutto conta. Rispondendo a un’ennesima interrogazione in proposito, anche ultimamente il ministro della Giustizia ha dovuto riconoscere una «difficoltà insuperabile, anche da parte del governo, davanti a entità organizzate che, formalmente non segrete, nella sostanza mantengono segreti gli elenchi degli iscritti». Un giurista, Claudio Schwarzenberg, in un libro prefato dallo stesso Gran Maestro delle Logge, replicava ai sospetti con parole sconcertanti: «Si dice che la massoneria è segreta perché non rivela i nomi dei fratelli: ciò può essere vero per i viventi (a meno che non intervenga richiesta dell’autorità giudiziaria), ma per i defunti, specie se illustri, è lo stesso Grande Oriente che pubblica le loro biografie… ». I morti, dunque, ma non i vivi! Inoltre, non risponde sempre a verità che gli elenchi siano esibiti a richiesta della magistratura. Per avere quelli della P2 (Loggia coperta, ma, checché si sia tentato di dire, per niente creazione abusiva di Licio Gelli bensì organo regolare del Grande Oriente sin dalla fine dell’Ottocento: e le tessere erano, tutte e sempre, firmate dal Gran Maestro) occorse un blitz militare in una villa di Arezzo. Così, resta d’attualità la constatazione di Benjamin Disraeli, il figlio di ebrei ferraresi divenuto primo ministro inglese dal 1874 al 1880: «Il mondo è governato da persone ben diverse da quelle immaginate da chi non conosce i retroscena». (tratto da Pensare la storia, ed. Sugarco, Milano 2006, pp. 480-482.)
bergoglio-ebreiLa legittimità dell’iscrizione alla massoneria, alla luce del diritto costituzionale Prof. Paolo Franceschetti – 28 dicembre 2007 – http://www.paolofranceschetti.blogspot.com Premessa. Dopo aver parlato di massoneria da punti di vista diversi, occupiamoci del problema alla luce del diritto costituzionale e quindi affrontiamo la questione in modo prevalentemente giuridico. E’ una cosa che pochi hanno fatto in passato, per due motivi. Anzitutto perché la maggior parte dei giuristi non sa neanche cosa sia la massoneria. In secondo luogo perché anche quando si conosce il fenomeno, il rischio è di rimanere disorientati nella gran massa di informazioni contraddittorie che arrivano da ogni parte. Il che inquina le acque e fa sì che non si riesca sempre a centrare il problema. Prima però, per chi non sa cosa è la massoneria, occorre fissare una serie di punti fermi e concordare su di essi. In altre parole, occorre fare il punto su questa istituzione, specificando del problema “massoneria” quelli che sono i punti fermi indiscussi da tutti (cioè storici, politici, giornalisti, giuristi o persone comuni). Alcuni punti indiscussi. Su alcuni punti concordano tutti. La massoneria ha fatto la storia. E alla massoneria si devono scoperte scientifiche, innovazioni politiche, e la storia del mondo occidentale degli ultimi tre secoli. Alla Massoneria sono appartenuti alcuni dei più grandi uomini della storia, da Einstein a Walt Disney a Stan Lee (il creatore dei supereroi come L’Uomo Ragno, che sono stati la lettura principale di una gran parte della mia vita). Un recente libro si intitola “La massoneria, il vincolo fraterno che gioca con la storia”. Ma sarebbe più esatto intitolarlo: “La massoneria, il vincolo fraterno che scrive la storia all’insaputa di molti”. E’ un prodotto della massoneria la rivoluzione francese. Tanto che viene da lì il motto Libertà, Uguaglianza, Fraternità. La massoneria ha fatto l’Unità d’Italia. Massoni erano Garibaldi, Mazzini, ecc…. Massoni erano molti dei primi padri costituenti italiani. Non è un caso, come dice anche il libro di Ferruccio Pinotti, che l’inno d’Italia inizi con “Fratelli d’Italia”. La rivoluzione americana fu fatta da massoni ed è per questo che si è arrivati alla indipendenza dalla Corona inglese. 53 dei 56 padri costituenti americani erano massoni. E la vittoria della massoneria fu celebrata riempiendo di simboli massonici la moneta da un dollaro, che contiene al suo interno la piramide con l’occhio ovverosia l’emblema per eccellenza della massoneria, nonché la scritta “novus ordo seclorum”, ecc…., su cui ora non mi dilungo perché ovunque si possono reperire informazioni su questo, anche per chi non fosse informato. Ciò è un fatto positivo. La massoneria, essendo segreta, ha permesso infatti di opporsi al potere dei re, portando le prime istanze di libertà in Europa. Ed è grazie alla segretezza di cui godevano le associazioni come i Rosacroce o gli Illuminati, che si sono potute avere importanti scoperte scientifiche che altrimenti la chiesa nei secoli scorsi avrebbe impedito. La massoneria portava dunque istanze di libertà e uguaglianza nei confronti delle monarchie, di progresso. Ciò che siamo oggi, in fondo, nel bene e nel male lo dobbiamo alla massoneria. La massoneria poi continua a fare la storia. Alcuni dati chiariranno la dimensione del fenomeno.
ue massL’unione Europea, si dice, è una creazione della massoneria. Sono massoni dichiarati non solo i reali inglesi, ma i reali del Belgio e Lussemburgo e molti politici, tra cui il nostro Prodi, o il precedente Berlusconi. E tutti i presidenti degli Stati Uniti sono stati massoni. La corona inglese, invece, è al tempo stesso al vertice dello stato inglese e al vertice della massoneria nel mondo. La corona inglese nomina i dirigenti della Banca d’Inghilterra, la quale ha il 17 per cento della BCE, la Banca centrale Europea. Quindi è forte la presenza massonica anche nella BCE. Anzi, forse sarebbe più corretto dire che la BCE e le banche centrali europee, Banca D’Italia compresa, sono tutte nelle mani della massoneria (anche qui si può leggere il libro di Pinotti). In beve: la massoneria sta ai vertici del mondo e ne scrive la storia, e questo non lo dice un complottista, ma lo dicono loro stessi, i massoni; e poi lo dicono gli storici, i complottisti ecc… Cioè tutti coloro che sono informati su cosa sia questa istituzione. Insomma, non è sbagliato concludere che oggi ciò che siamo, nel bene e nel male lo dobbiamo alla massoneria. Se non fosse per questa istituzione avremmo ancora le monarchie. Alcuni punti discussi. Il problema è che la massoneria è un’istituzione segreta, di cui non si conosce il funzionamento. O meglio, è semi segreta, nel senso che la sua esistenza è ufficiale; tanto ufficiale che alcune istituzioni massoniche sono accreditate presso l’ONU; tanto ufficiale che sempre presso l’ONU pare che ci sia una cappella della Golden Dawn, importantissima associazione esoterico-massonica. Ma non è ufficiale il suo funzionamento interno, dato che neanche i membri che vi appartengono lo conoscono e i gradi inferiori non sono ammessi alla comprensione dei segreti dei gradi superiori. Ora, se la segretezza era un bene ai tempi dello stato assoluto, ci si deve domandare se lo è anche oggi. Ci dobbiamo domandare cioè se è un bene che capi di Stato, magistrati, militari, funzionari e dirigenti della banche centrali, appartengano ad una istituzione di cui è impossibile conoscere il funzionamento interno. A mio parere no e vi spiego il perchè. Perché se i capi di Stato e i dirigenti della banche centrali, sono massoni, come sono massoni molti politici, vorrà dire che le decisioni vitali per il paese non verranno prese in sede politica, ma in sede massonica, senza che la gente ne sia informata. La politica italiana, o statunitense, non viene decisa a livello “politico”, di dialogo tra partiti, ma a livello di dialogo tra istituzioni massoniche, con il risultato che la massa non è a conoscenza di ciò che avviene realmente. Se infatti per scalare i vertici del potere ed arrivare ad essere nominato Presidente della Repubblica debbo entrare in un’associazione segreta di cui neanche gli stessi associati dei livelli inferiori conoscono il funzionamento, i fini e altri segreti dei livelli superiori, ciò vuol dire che non è dato sapere alle masse in base a cosa e perché vengono prese le decisioni più importanti. E si badi bene: saranno nell’ignoranza non solo le masse, la gente comune, ma anche gli stessi massoni di grado inferiore all’ultimo (ufficialmente il 33, ma pare che esista il 51 e chissà quanti altri di cui non ne siamo a conoscenza). Questo, a livello italiano, comporta una palese violazione dell’articolo 1 della Costituzione, in cui la sovranità dovrebbe appartenere al popolo. La massoneria risponde a questa critica dicendo che le associazioni sono tutelate dalla Costituzione, e non si può impedire ad un cittadino di associarsi liberamente (articolo 2 della Costituzione). Il che è vero, tant’è che anche la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito che è lecito per un magistrato essere iscritto alla massoneria. Ma io da giurista continuo ad avere qualche dubbio. Allora prima di esporre il mio pensiero, facciamo alcuni esempi banale, diretti a chi non conosce la massoneria, per leggere alcuni fatti recenti della politica italiana alla luce dei rapporti massonici. Esempi concreti.
renzi verdiniEcco alcuni esempi di distorsione della informazioni, ovverosia alcuni esempi dei problemi che si creano quando dietro ad un evento non si capiscono le trame massoniche che stanno dietro. Spesso ci si chiede, ad esempio per quale motivo destra e sinistra pare che facciano di fondo le stesse cose e discutano su temi marginali, non risolvendo i problemi principali, come tasse, criminalità organizzata, e altro ancora. Il punto è che alcune decisioni non sono prese a livello politico, ma a livello diverso, ovverosia ai gradi più alti della massoneria. Ecco per esempio che quando si fece il primo governo Berlusconi, questo aveva nei suoi progetti una serie di leggi per indebolire la magistratura e riformare alcuni reati chiave dei colletti bianchi; il primo governo Berlusconi però sappiamo che cadde dopo poco più di un anno, ma quelle riforme che erano nel programma della destra vennero attuate dalla sinistra. Il che ovviamente crea sconcerto e malcontento in entrambi gli schieramenti; ovverosia tutti gli iscritti sono sempre scontenti delle decisioni prese dal loro partito. Ci si domanda spesso perché AN, partito tradizionalmente a favore della magistratura e delle forse di polizia, abbia lasciato che il governo Berlusconi sfornasse tutte quelle leggi ad personam e abbia indebolito la giustizia. E ci si chiede perché, ora che la sinistra è al governo, Bertinotti non intervenga radicalmente, almeno a parole, contro il potere delle banche centrali. La Banca d’Italia infatti è in mano a banche private ed è stata sottratta al controllo statale; se questo è in teoria possibile per un governo di destra, ci si domanda come sia possibile che venga tollerata una cosa del genere da un governo di sinistra, visto che questa conformazione giuridica della Banca d’Italia si traduce in una sottrazione di ricchezza ai cittadini; e questa ricchezza va alle banche private (ovverosia la conformazione giuridica della Banca d’Italia si traduce in un abuso a danno dei più poveri). La spiegazione sta nel fatto che l’indebolimento dell’indipendenza della magistratura era fortemente voluto dalla massoneria (non a caso era nel programma della P2). Mentre le banche centrali sono sotto il controllo della massoneria, con il risultato che anche quei politici di sinistra che sono in buona fede non possono intervenire, se appartengono alla massoneria. Facciamo ora un esempio di distorsione delle informazioni. Molti sanno, alcuni legittimamente suppongono, che Santoro e Travaglio appartengono alla massoneria, probabilmente all’area degli illuminati cui appartiene anche Prodi. Fin qui – vero o no – nulla di male. In effetti però da quando mi è stato detto ho capito meglio il motivo per cui nelle loro trasmissioni non parlano mai di massoneria. Tempo fa Santoro – che era stato cacciato dalla RAI – comparve nella trasmissione di Celentano, e fece quel famoso appello finale, guardando le telecamere, dicendo “libertà, uguaglianza, fratellanza”. Pochi hanno notato che aveva usato il termine “fratellanza” al posto di “fraternità”. Alcuni avranno pensato ad un errore. Chi invece sa che Santoro appartiene alla massoneria, ovviamente sa anche che quello è l’appello ai “fratelli” massoni; e chi appartiene alla massoneria avrà recepito perfettamente il messaggio. Ora molti di voi penseranno che Santoro è stato riammesso in Rai perché c’era una sentenza del tribunale. Invece no. E’ stato riammesso perché ha lanciato quell’appello. La sostanza delle cose non cambia. Tanto doveva essere riammesso comunque perché c’era una sentenza. Tuttavia l’ottica da cui si guardano le cose cambia molto. I fatti restano gli stessi. E’ l’interpretazione di essi che però cambia. E cambia completamente. Perché il nodo centrale della questione, dal punto di vista giuridico, è che Santoro probabilmente non è rientrato in RAI per rispetto della legge, ma per il rispetto di un vincolo di fratellanza. Altro esempio. Santoro ha appoggiato in questi mesi Clementina Forleo e De Magistris. Tuttavia non ha mai parlato della sostanza delle inchieste di De Magistris, che riguardano la massoneria deviata. Né ha spiegato al pubblico che significa massoneria, massoneria regolare, massoneria deviata. Logico che non lo faccia. Non può farlo. Gli è vietato. In Rai non si può parlare di massoneria. Ora, il problema non è se Santoro o Travaglio siano iscritti alla massoneria. Dal loro punto di vista sono liberi di iscriversi dove gli pare. Il problema è che in RAI non passa nessuna informazione che riguardi direttamente la massoneria. Il che però distorce tutto. Le singole persone sono libere di essere iscritte all’associazione che preferiscono. Ma quando un ente pubblico, come la RAI, o le maggiori istituzioni statali, che hanno ai loro vertici dei massoni, filtrano le notizie in modo che il problema massoneria non venga mai sollevato, allora ci si deve porre il problema della legittimità di questa situazione. Il fenomeno massoneria, quando non viene adeguatamente pubblicizzato, distorce la percezione che noi abbiamo delle informazioni. Distorce la storia, che alla fine ce la dobbiamo studiare da soli. E distorce anche il diritto all’informazione, che è il presupposto delle democrazia. Il popolo non può governare e scegliere se non è informato. Ma se la RAI taglia costantemente tutto ciò che riguarda la massoneria, allora questo si riflette anche sulla nostra libertà di scegliere In altre parole. Se esiste un diritto costituzionale di iscriversi alla massoneria, il che è sacrosanto, mi domando se questo diritto costituzionale non confligga con un altro, che è quello della sovranità popolare. Ma il paradosso della massoneria è questo: che per cambiare le cose occorrerebbe cambiare alcune leggi (vietare le associazioni segrete di qualsiasi tipo, aumentare l’ efficienza della polizia e dei carabinieri, e fare un po’ di pulizia all’interno del parlamento). Ma questo è impossibile, perché ai vertici della politica abbiamo persone iscritte alla massoneria e l’informazione è gestita dalla massoneria. Insomma, con qualche variante, la storia di oggi ripete la storia di secoli fa. Per secoli non si sono potute cambiare le leggi perché queste erano fatte dai re; e i re non avrebbero mai potuto fare leggi contro se stessi. Oggi non si possono risolvere alcuni problemi (tasse, criminalità organizzata, povertà), perché le leggi che servirebbero a questi fini sono decise non dal popolo, ma dalle élite ai vertici della massoneria. Conclusioni. Esiste una storia ufficiale, quella dei libri di storia. E una storia non ufficiale. Questa storia non ufficiale è quella dell’influenza massonica sulla storia del mondo, su cui comunque esiste una mole di materiale immenso, scritta da massoni e da storici non massoni. E’ difficile, in prima battuta capire il divario tra la storia ufficiale e non ufficiale, e capire il nocciolo del problema. Inizialmente si è portati a pensare che in fondo la storia non ufficiale sia solo una storia più approfondita, ma che conoscerla non cambia le cose più di tanto. Si scopre qualche trame segreta in più. Si scopre qualche complotto in più. Scavando a fondo, invece, si scopre che il problema è più grosso. La storia non ufficiale insegna, in realtà, che non siamo passati dallo stato assoluto allo stato democratico, come credevamo. Siamo passati da uno stato assoluto ad uno stato massonico, in cui ancora una volta governa una elite. Una elite diversa dal passato, più ampia, ma pur sempre un’élite. Non a caso molti degli uomini al potere appartengono al gruppo degli Illuminati. Si sentono probabilmente tali, in contrapposizione a noi, persone comuni e non illuminati. Ed essendo illuminati, hanno il diritto di non farci sapere esattamente quello che succede. In tal senso, però, c’è stato certamente un miglioramento rispetto ai secoli precedenti. Sempre meglio essere governati da un élite che da un singolo individuo. In un certo senso questo passaggio era fisiologico. Cioè non si poteva pensare di passare da uno stato assoluto ad uno democratico, di colpo, senza traumi. Questo passaggio richiederà ancora qualche decennio, o secolo, quando la maggioranza delle persone capirà cosa significa il termine “Massoneria”. Quindi per arrivare ad una reale democrazia, in cui le decisioni siano veramente prese dal popolo, o perlomeno in cui le decisioni vengano prese per favorire “anche” il popolo, c’è ancora molta strada da fare. In tal senso, noi che ci occupiamo di questi problemi, osservandoli da questa ottica, venendo spesso presi per complottisti stiamo alla storia di adesso come i primi massoni e i primi carbonari stavano alla storia dei secoli scorsi.  
pinottiDiscutiamo tra noi, cerchiamo di divulgare certe idee, sapendo che la maggioranza non la condivide e neanche la capisce in genere. Ci troviamo spesso a farci definire fissati e complottisti dai nostri genitori, dai nostri migliori amici, perché abbiamo questa “fissa” della massoneria che domina il mondo. Le riunioni segrete di un tempo sono sostituite dalla rete internet. I primi massoni si riunivano in segreto per non essere arrestati o uccisi. Oggi noi scriviamo queste cose su Internet, perché sono idee che non troveranno mai spazio da nessuna parte, tranne che qui in rete. Oggi, i veri massoni, portatori di quelle idee di libertà e uguaglianza che erano in passato l’emblema della massoneria, siamo noi gente comune. Precisazioni. Alcune precisazioni. Ho scritto che Santoro e Travaglio sono massoni, appartenenti probabilmente all’area degli Illuminati, come probabilmente lo sono il giudice Caselli e Beppe Grillo e chissà quanti altri che a me non sono noti. Questo non sottintende nessun giudizio negativo. Travaglio ha ispirato alcune cose che ho fatto in passato e nel presente. Mani sporche di Travaglio è uno dei prossimi libri che recensirò, una specie di Bibbia politica degli ultimi anni. E prendo molte delle mie informazioni dai libri di Travaglio, che ha l’unico difetto di non nominare mai il problema della massoneria, ma che è completo per il resto. Santoro ha il pregio di informare su cose che spesso molti non dicono, e per questo ha pagato un caro prezzo, segno che poi l’appartenenza ad una massoneria non è ancora una garanzia di impunità assoluta, per fortuna. Grillo, compare anche tra i blog di cui ho messo il link nel mio sito; evita anche lui di parlare di massoneria, signoraggio e le banche centrali e questo lo rende molto, troppo vicino agli illuminati. Ma ciò non toglie che dice cose giuste, che condivido spesso, o quasi sempre. Tuttavia rimane questo dato di fatto, che tutte queste persone non parlano mai di massoneria e non parlano mai del potere della banche centrali che è il cuore del problema massonico e il cuore del problema dello sfascio delle finanze degli stati europei. Se alcuni osservatori possono attribuirlo al caso, noi sappiamo che non lo è, perlomeno per alcuni di loro. Certo, è possibile che le nostre informazioni siano sbagliate. Forse le mie fonti possono essere inquinate. Forse ho sentito male. Forse ho mal interpretato alcuni fatti e alcuni documenti in mio possesso. Spero in tal caso che coloro di cui ho fatto il nome in questo articolo non se la prendano se ipotizzo come “possibilità” una loro appartenenza alla massoneria degli illuminati; se succedesse, sono pronto a chiedere scusa, qualora volessero aprire un dibattito su questo argomento e volessero dirci chiaramente il motivo per cui ignorano certi problemi: pensano che la massoneria non esista? O che non sia tanto potente? O semplicemente per una scelta casuale hanno deciso di non affrontare mai, neanche una volta, il problema? Sappiamo che non riceveremo mai risposta. Eppure, come dice un sito che mi piace e che voglio citare: voi ci deviate dalla considerazione delle giustizia per piegarci al vostro utile, e allora anche noi dobbiamo spiegavi il nostro utile, se per avventura c’è un punto di convergenza. Bibliografia. Per studiare la massoneria è sufficiente leggersi Ferruccio Pinotti, Fratelli D’italia, BUR. Li troverete vasta bibliografia. Per un’analisi storica veloce: La massoneria, il vincolo fraterno che gioca con la storia, edizioni Giunti, Atlanti del sapere. Per il resto, in qualunque libreria entrando esistono decine se non centinaia di libri sull’argomento, molti di più di quanti ce ne sono, per fare un esempio, di una materia come la filosofia. Ma molti dicono che la massoneria non esiste. Come la mafia.

   DA RISVEGLIO NAZIONALE

sabato 20 dicembre 2014

UN LOCULO PER LA PATRIA..!!


Cambiano i tempi e dallo "oro alla Patria" di mussoliniana memoria (teso ad affrontare la aggressione demo-plutocratica-massone con le sanzioni del 1935) si è passati oggi alla offerta (obbligatoria) di un loculo cimiteriale per i deceduti "senza spazio".
Primo caso di mia conoscenza ad Acireale,grossa cittadina della provincia di Catania,in cui una vecchia (si fa per dire) signora di 90 anni,recatasi a visionare la propria tomba magari per esorcizzare un vicino trapasso,la ha trovata "occupata" da un ospite indesiderato ma risultato ai controlli "con le carte in regola".
Ovviamente non del morto ma quelle del Comune di Acireale che,di propria spontanea volontà,aveva deciso la "donazione" obbligatoria dei loculi liberi in "comodato d'uso" per le salme insepolte causa "sovraffollamento".
In soldoni,mancando le tombe,seppelliamo le salme nella casa (pagata anticipatamente) degli altri...una occupazione stile case popolari.
Però,si badi bene,autorizzata dal Sindaco,ovvero dalle istituzioni....!!
La vecchietta non ha gradito affatto e sembra che in precedenza un legittimo proprietario per reclamare il proprio diritto al loculo abbia deciso di morire subito dopo l'abusivo....operando un controsfratto !!
Però in un momento simile e con la crisi degli "alloggi funebri" che c'è in tutta Italia "l'esproprio comunale" temporaneo va addidato ad esempio per tutto il popolo italico...un loculo alla Patria (comunale) !!
In prestito...,non come l'oro che gli italiani spesero per le future guerre !!
Tanto,se muori,mica te ne accorgerai...

Grazie per l'attenzione.
Vincenzo Mannello
                                                                                                                      

giovedì 18 dicembre 2014

IL VALZER DEL CALIFFO

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico. (AVV. E. LONGO)

IL VALZER DEL CALIFFO

( ma noi, da che parte stiamo ? Non lo so....) 

 “L’Italia: molti dubbi quando si tratta di spingere per la pace, ma nessuno per la guerra”, comunicato del Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria del 27/11/2014
Il governo italiano ha deciso di aderire alla coalizione contro l’Isis creata dagli Stati Uniti. Con questo atto, il nostro paese, dopo aver sanzionato pesantemente la Siria (con esiti devastanti sulla popolazione civile) ed aver rotto i rapporti diplomatici, accetta senza problemi di far parte di una coalizione nella quale sono presenti proprio quei paesi che hanno supportato Isis.
La decisione è stata presa quasi in sordina, con scarso rilievo da parte dei media ma meritava maggiore attenzione: si tratta infatti di un atto preso in spregio alla Costituzione italiana, che recita che l’Italia ripudia la guerra, e senza passare per il Parlamento, in spregio ai principi fondanti della democrazia. Si inizia con alcuni Tornado, partono con un 'asset bellico' limitato, come 'ricognitori': vedremo come andrà a finire …
E' una decisione grave, dal momento che, oltre al vulnus inferto allo Stato di diritto, trascina l’Italia in un’avventura militare dai contorni ambigui, dal momento che il Califfato è nato ed è cresciuto fino a diventare l’attuale mostro che minaccia il mondo nell’ambito di un progetto di rovesciamento del governo siriano, che segue quello analogo avvenuto in Libia, altro Paese divenuto fucina dello jihadismo internazionale. Armi e soldi provenienti dai Paesi del Golfo e dagli Stati Uniti sono affluiti copiosi in questi anni nella regione tra Iraq e Siria, finanziando il reclutamento di quelle milizie mercenarie che stanno portando il terrore nella regione e minacciano il mondo occidentale.
Ancora oggi è impossibile che il Califfato possa reggersi con mezzi propri: se è vero che ha conquistato risorse energetiche irachene e siriane e le vende di contrabbando grazie alla connivenza di alcuni degli Stati che compongono l’attuale coalizione contro l’Is (vedi Turchia e la cosiddetta regione autonoma curda irachena), è pur vero che le guerre costano tanto (ne sanno qualcosa gli Stati Uniti che stanno dissanguando il loro bilancio), ben più di quanto l’Is incassa con il contrabbando del petrolio. L’accusa mossa ai Paesi del Golfo di continuare a sostenere il Califfato in funzione anti-sciita e anti-Iran, nonostante l’adesione alla coalizione internazionale voluta da Obama, rimbalza su tutti i media, si arricchisce di dettagli e informazioni di giorno in giorno, senza che le autorità di questi Paesi siano mai state chiamate a renderne ragione.
Né si capisce, o forse si capisce fin troppo bene, il ribadito sostegno degli Stati Uniti ai cosiddetti ribelli siriani in funzione anti-Assad: a questi continuano ad affluire armi e soldi Usa nonostante sia cosa risaputa la loro convergenza con l’Is e con Al Nusra (altra funesta banda di tagliagole che insanguina la Siria, legata ad al Qaeda e sostenuta anche dalla Turchia), sia sul piano politico che militare.
Si è già provato a risolvere asseriti problemi internazionali a suon di bombe: lo si è fatto in Iraq, per contrastare la fantomatica minaccia delle armi di distruzione di massa di Saddam; lo si è fatto in Libia, per deporre il Colonnello Gheddafi, prima ospite di riguardo delle cancellerie internazionali poi accusato di essere un tiranno sanguinario. Il risultato è stato la nascita dell’attuale follia jihadista.
Questo approccio si sta ripetendo in Siria e Iraq: senza prendere in considerazione i tragici errori del recente passato. In realtà sarebbe facile eliminare le fonti di sostentamento del Califfato: anzitutto contrastando il traffico illegale di petrolio, ma soprattutto eliminando altre munifiche forme di finanziamento che sembra davvero impossibile possano sfuggire a servizi segreti tanto efficienti quali quelli americani e occidentali in genere (e di Israele)..Il fatto che l’Onu non sia stato minimamente coinvolto in questa opera di contrasto del Califfato getta un’ulteriore ombra sulla vicenda e pone domande sui suoi reali obiettivi.
Tante domande, insomma, su questa spedizione militare. E, purtroppo, tante certezze. La nostra voce è poca cosa, ma si unisce (e ci conforta) alle tante, molto più autorevoli, provenienti dai Paesi martoriati dalla follia del Califfato che più volte hanno messo in guardia l’Occidente dal proseguire su questa tragica strada. Nondimeno non possiamo restare in silenzio, né possiamo accettare che il Parlamento italiano, che dovrebbe quantomeno interrogarsi sulla vicenda, abbia più a cuore i disegni geopolitici altrui che le sorti di interi popoli (e quella dei cittadini italiani).

                                                                                                                                    

lunedì 15 dicembre 2014

I GRANDI PRODIGI DELLA DEMOCRAZIA LADRESCA

I GRANDI PRODIGI DELLA DEMOCRAZIA LADRESCA

di Filippo Giannini
CIRCA L’ITALIA CHE FRANA, CON RELATIVI MORTI.
Avevo 5 o 6 anni; un giorno durante uno dei normali giorni di scuola, la mia insuperabile maestra, la signora Gandolfi, ci disse di avvertire i nostri genitori che il giorno successivo saremmo dovuti andare per una missione in campagna e chi voleva poteva indossare la nostra divisa. Avvertii della cosa mamma e papà e, indossata la divisa di Figlio della Lupa, il giorno dopo mi recai a scuola (Riccardo Grazioli Lante), ma non feci in tempo ad entrare che fuori ci attendeva, fra le altre, anche la maestra, signora Gandolfi, che ci accompagnò ad un autobus che ci attendeva fuori della scuola. Dopo un certo tragitto, giunti in una zona di campagna e, scesi dall’autobus, ci venne incontro addirittura il Duce, il quale dopo un brevissimo discorso ci spronò a svolgere una missione nella quale eravamo tutti impegnati. Missione, ci disse, nell’interesse della Patria e del nostro futuro. Detto questo ci vennero consegnate delle piantine e cominciammo, tutti insieme con il Duce in testa, a piantarle salendo su una collina.
   La sera, stanco quanto mai, mi addormentai felice di aver compiuto, con il mio dovere, anche qualcosa di utile, appunto, per la mia Patria.
   Qualche tempo fa lessi che durante il mai sufficiente deprecabile, infame Ventennio (che sia sempre benedetto) furono piantati un miliardo di alberi; ritengo la cifra esagerata, ma ne furono piantati a sufficienza perché l’albero, grazie alle sue radici opera all’incirca come il ferro-cemento, cioè, ripeto, grazie alle radici queste trattengono la terra impedendo che essa frani. Non so se mi sono spiegato. Provo a farlo meglio: durante il Male Assoluto, vennero piantati degli albero che svolsero nel tempo le loro funzioni. Poi, finalmente (bah!) fummo liberati (doppio bah!, anzi triplo) e grazie ai liberatori (ma quando ce ne libereremo?) è tornata la libertà (quella di rubare, quella di cementificare a cacchio di cane) ed oggi, finalmente possiamo navigare, grazie alle frane, nelle strade e godererne molto più di qualsiasi altro popolo. Quando c’era il Male Assoluto (che sia una volta ancora benedetto) esisteva la salvaguardia dell’ambiente e sorgevano i Parchi Nazionali e, di conseguenza la salvaguarda del verde. Non so se mi sono spiegato!
ORA UNA FAVOLA – CHE E’ STATA REALTA’.
Oggi è stata raggiunta un’Italia dei diritti e della libertà (non si espresse così l’onorevole Violante?).
A proposito di onorevole, non sarà mai così, ma se fossi deputato e qualcuno mi chiamasse onorevole, per me sarebbe una offesa molto grave. Tornando a noi: il ladro che ruba commette una grave colpa e per questo se acciuffato dovrebbe finire in galera, e questo sarebbe giusto. Ora volgiamo lo sguardo nell’ambito politico. Certi onorevoli – credo che siano tre o quattromila – prima hanno varato una legge attestante che rubare non è un furto, poi si sono concessi dei vitalizi che vanno dai 3.000 ai 10.000 euro mensili, ovviamente senza annullare la ricchissima pensione. Mi spiego meglio dato che il furto è così infame che anch’io sono rimasto incredulo. Ebbene questi signori che a fine rapporto (rapporto che può essere loro riconosciuto anche se si sono presentati nelle aule solo per un paio di mesi) si sono concessi un premio (chiamiamolo così), battezzato vitalizio, cioè vita natural durante, vitalizio che  non intacca la loro super dorata pensione, vitalizio che parte, appunto, da 3.000 a 10.000 Euro mensili. E questi mariuoli da galera, molti di questi, non contenti della furbatina sono anche dei corroti e corruttori. Sapete, tanto per arrotondare, e poi tengono famiglia…
Ed ora per farmi passare l’incombente mal di fegato, trattiamo della favola. E spostiamoci a qualche anno indietro. Sino alla fine del 1943 Mussolini (sì, sì, Lui, l’infame) aveva rifiutato qualsiasi appannaggio, non solo a titolo personale, ma anche per le spese della sua segreteria. Riporta il Candido del 1958, parla il Ministro Pellegrini-Gianpietro: <Nel novembre era stato preparato un decreto, da me controfirmato, con il quale si assegnava al Capo della Rsi, l’appannaggio mensile di 120 mila Lire. Il decreto, però che doveva essere sottoposto alla firma del Capo dello Stato, fu da lui violentemente respinto una prima volta. Alla presentazione, effettuata dal sottosegretario di Stato, Medaglia d’Oro Barracu, seguì una seconda del suo segretario particolare Dolfin. A me, che, sollecitato da Dolfin e dall’economo, ripresentai per la terza volta il decreto, Mussolini disse: “Sentite Pellegrini, noi siamo in quattro: io Rachele, Romano e Annamaria. Mille lire ciascuno sono sufficienti”. Dovetti insistere nel fargli notare che, a parte l’insufficienza della cifra indicata, in relazione dl costo della vita, occorreva tener conto delle spese della sua casa e degli uffici. Dopo vive sollecitazioni finì per accettare, essendo egli anche Ministro degli Esteri, solo l’indennità mensile di 12.500 lire assegnata ad ogni altro Ministro. Nel dicembre 1944, però, mi inviò una lettera che pubblicò, rinunciando ad ogni e qualsiasi emolumento, ritenendo sufficienti alle sue necessità i diritti d’autore>. Cosa ne pensi, caro lettore? Mi dici che vai a Montecitorio o nelle sedi di qualsiasi ufficio delle Regioni? A far che, ti chiedo, in quelle sedi troverai solo esponenti dei diritti e della libertà.
   Concludo. Gli italioti, che come tutti sappiamo sono tanto intelligenti e furbi, cosa hanno escogitato? Hanno messo in atto gli ordini dei liberatori, hanno assassinato il malefico ed hanno instaurato questa democrazia dei diritti e della libertà. Non siete felici?
   E grazie ai liberatori (sì, sì, quelli che con solo due bombette, quelle, cioè, assolutamente fuori da ogni convenzione, uccisero e storpiarono 300 mila esseri umani, tutti scrupolosamente civili!) oggi abbiamo una classe politica, mafiosa, corrotta, corruttrice, ecc. ecc. ecc. Allora avevamo un Jung, un Beneduce, un Serpieri, un Crollalanza ecc. ecc., uomini onestissimi, a capo dei quali c’era un Male Assoluto il più onesto di tutti, e tutti tesi all’interesse del popolo, i quali con gli occhi di oggi possiamo catalogarli fra i fessi.
   E ALLORA, COME USCIRE DALL’ATTUALE CRISI?
Sarebbe semplicissimo: ispirandosi a quanto fu fatto durante il mai sufficientemente condannabile, infausto truce Ventennio; sempre che gli attuali mascalzoni lo volessero. Una breve premessa: sapete che nel periodo del Male Assoluto l’Italia uscì dalla crisi congiunturale nata nel 1929 meglio di qualsiasi altro paese, tanto che da ogni parte del mondo giungevano in Italia esperti per studiare il miracolo italiano? Non lo sapevate? Ė ovvio, certe cose si debbono nascondere.
    Concludo: Continuerò in uno dei prossimi miei lavori.
   Allora in bocca al lupo a tutti, anche se sarebbe più veritiero augurare: in bocca a Renzi (o simili che sono tanti e ognuno simile agli altri). Ciao, ciao…
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 DA BLOG EDOARDO LONGO
                                                                                                                                                      
                     

sabato 13 dicembre 2014

I VIDEO DEL RAGGRUPPAMENTO NAZIONALE COMBATTENTI R.S.I (PUGLIA)

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mercoledì 10 dicembre 2014

TERRORISTI GRAZIATI DAI PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA ITALIANA

TERRORISTI GRAZIATI DAI PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA ITALIANA

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Esiste un filo conduttore che unisce alcuni dei nostri Presidenti della Repubblica, e che li accomuna in ciò che si può definire, a giusta ragione, come una sorta di benevola condiscendenza e di  evidente compiacenza nei riguarda di alcuni ambienti legati all’estrema sinistra extraparlamentare.
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Questa affermazione scaturisce dall’analisi delle molte grazie che i vari Presidenti hanno concesso, durante il loro mandato, nei confronti di criminali e assassini appartenenti ad organizzazioni comuniste, condannati per efferati delitti, per omicidi e stragi, e per aver tentato di sovvertire l’Ordine costituito.
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A nulla sono valse le condanne promulgate dai Giudici, le morti di vittime innocenti, e i lunghi processi, poiché tutto è stato annullato dalla Grazia che il Presidente della repubblica di turno ha emesso nei confronti dei criminali comunisti italiani responsabili di aver versato sangue impunemente.
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Ecco l’elenco di questi nostri Presidenti, e quello dei criminali che hanno goduto della inspiegabile clemenza e della grazia ricevuta, nonostante i tribunali abbiano emesso anche sentenze di condanna all’ergastolo.
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Presidente della Repubblica, SANDRO PERTINI.
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Nel 1978 concesse la GRAZIA a GIULIO PAGGIO :
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Paggio era a capo della formazione paramilitare comunista “Volante Rossa”, nata a Milano nel 1945, e come tale si rese responsabile di una lunga lista di omicidi, in Lombardia, in Piemonte, in Emilia, nel famigerato “triangolo della morte”, e nel Lazio.
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Giulio Paggio
Si macchiò dell'assassinio delle seguenti vittime :
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Rosa Bianchi Sciaccaluga , e la figlia Liliana. Furono uccise il 31 agosto 1945 a Milano, per il fatto di essere rispettivamente moglie e figlia di Stefano Bianchi Sciaccaluga, ufficiale della Decima Mas (fucilato dai partigiani il 26 aprile 1946) ;
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Orlando Assirelli, commerciante, fu ucciso a Sesto San Giovanni (MI) il 27 gennaio 1946 ;
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Franco De Agazio, direttore del periodico “il Meridiano d’Italia”, fu ucciso a Milano il 14 marzo 1947, perché responsabile di aver iniziato a pubblicare una serie di articoli che indagavano sull’”Oro di Dongo” (il tesoro di Mussolini trafugato dai partigiani), mettendo in dubbio la versione ufficiale ;
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Enrico Meneghini, fu ucciso il 6 febbraio 1946, in quanto sospettato di appartenere alle SAM (Squadre d’Azione Mussolini) ;
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Ferruccio Gatti, Generale decorato con medaglia al valore militare, morì in ospedale in seguito alle gravi ferite, il 13 dicembre 1947, dopo essere stato colpito perché sospettato di appartenere al FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria) ;
Il figlio tentò invano, eroicamente, di fare scudo con il proprio corpo, rimanendo gravemente ferito.
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Michele Petruccelli, fu ucciso a Milano il 5 novembre 1947, perché militante dell’”Uomo qualunque” il partito politico dichiaratamente anti comunista ;
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Giorgio Magenes Folli, agricoltore, anch’egli appartenente alla formazione politica dell’”Uomo qualunque”, fu linciato da una folla di comunisti, a Robbiano Mediglia (MI), aizzati dagli uomini della “Volante Rossa” ;
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Felice Ghisalberti, reduce della RSI, fu ucciso a Milano il 27 gennaio 1949 ;
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Leonardo Masazza, dirigente della fabbrica ”Olap”, fu ucciso a Milano il 27 gennaio 1949 ;
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Paggio fu condannato all’ergastolo, ma non ha mai scontato nemmeno un giorno di carcere, poiché è sempre rimasto nascosto all’estero, protetto dal Partito Comunista Italiano, fino a quando l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, nel 1978,  decise di porre fine alla sua latitanza, regalandogli la grazia.
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Paggio, e i componenti della “volante rossa” vennero condannati per la seguente lista di reati :
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Associazione a delinquere;
Detenzione di armi;
Omicidio di Ferruccio Gatti
Tentato omicidio di Margherita Bellingeri, moglie di Ferruccio Gatti;
Sequestro di persona (Italo Toffanello);
Omicidio di Felice Ghisalberti;
Omicidio di Leonardo Massaza;
Assalto al bar di via Pacini a Milano;
Invasione e danneggiamento della sede del giornale “Il Meridiano d’Italia”.
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Paggio non ha mai espresso parole di pentimento o di dispiacere per gli assassinii compiuti, o tanto meno ha chiesto perdono ai familiari di quelle vittime cui Sandro Pertini sembra aver voluto negare giustizia, colpevolmente, senz’altro alibi che quello che evidentemente lo ha legato, in simbiosi, agli ambienti del terrorismo comunista.
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Quale altro motivo può spiegare o giustificare un simile disprezzo per la Giustizia, tale da permettere ad un feroce assassino di non subire la giusta condanna per i reati commessi ?
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Quale motivo ci può essere per negare ai familiari delle vittime una giustizia, già sentenziata dai Giudici e dai Tribunali, e permettere ad una vera e propria belva umana di godere della libertà impunemente ?
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Pertini e il leader del PCI Enrico Berlinguer
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Lo stesso anno, nel 1978, nuovamente, il nostro
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Presidente della Repubblica, SANDRO PERTINI,
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concesse la grazia a MARIO TOFFANIN detto “GIACCA”, un criminale partigiano comunista, capo della “Brigata Osoppo”, condannato all’ergastolo nel 1954 dalla Corte di Assise di Lucca.
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A questa pena furono aggiunti altri trent’anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato.
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“Botteghe oscure” riuscì a far espatriare Toffanin in Jugoslavia.
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Mario Toffanin
Il criminale partigiano comunista era già da tempo in simbiosi con i comunisti slavi, avendo collaborato con il IX Corpus titino, responsabile degli eccidi delle Foibe e della strage di Porzus in cui furono trucidati 17 partigiani cattolici.
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Pertini, inspiegabilmente, concesse la grazia anche a questo sudicio escremento, a questa blatta comunista,  indegno di appartenere alla razza umana.
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Il condono della pena non indusse comunque Toffanin a tornare in Italia.
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Questo macellaio, correo della tragedia delle “foibe”, finì infatti i suoi giorni in Slovenia, percependo anche una pensione italiana di 672.00 Lire fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio 1999.
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Evidentemente l’afflato del Presidente Pertini con la ferocia espressa dai partigiani comunisti non è riuscito ad essere contenuto nei limiti della decenza ma anzi si è espresso con arroganza e protervia, insultando così la memoria delle vittime innocenti.
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Non a caso, alla morte del dittatore comunista jugoslavo ideatore del massacro delle popolazioni della Giulia e della Dalmazia, Josip Broz Tito (nel 1980), il Presidente Pertini si scapicollò a rendergli omaggio, baciando perfino il feretro e la bandiera nella quale il leader marxista slavo era avvolto.
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Gli Italiani purtroppo ricordano invece Pertini solamente, a causa della disinformazione attuata dai comunisti per decenni, come il Presidente che alzò la Coppa del Mondo di calcio allo Stadio Santiago Bernabeu l’11 luglio 1982, in occasione della vittoria della squadra nazionale italiana.
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Presidente della Repubblica, SANDRO PERTINI.
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Nel 1985 graziò FIORA MARIA PIRRI ARDIZZONE  (Prima Linea)
Questa “pasionaria” comunista era una ricercatrice del CNR, ed ex moglie del leader del ’68 di Potere Operaio Franco Piperno, e figlia di primo letto dell’allora compagna (Ninni) del senatore del PCI Emanuele Macaluso.
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Fiora Maria Pirri Ardizzone
Palermitana, fu arrestata il 6 aprile del 1978 in un appartamento di Licola,  piccolo centro del litorale flegreo a pochi chilometri da Napoli, e successivamente condannata a 9 anni e 8 mesi anni per associazione sovversiva e per un attentato all’Università della Calabria commesso dalla formazione rivoluzionaria ”Primi fuochi di guerriglia”, da lei stessa creata.
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Nell’appartamento furono trovati, oltre che a documenti vari, anche sei pistole.
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Dopo aver scontato solo 7 anni di carcere è intervenuto il Presidente Pertini che ancora una volta ha espresso inequivocabilmente un diverso indirizzo, in termini di linea di fermezza dello Stato nei confronti dei terroristi, applicando agli esponenti del terrore marxista-comunista un metro di giudizio diverso, e più benevolo, di quello dei Tribunali.
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Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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Bersani e Scalfaro
Nel 1994 graziò BASCHIERI PAOLO (appartenente al comitato rivoluzionario toscano delle BR).
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Fu arrestato nel 1978 mentre era insieme ad altri brigatisti, tutti armati.
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Il 18 dicembre 1985 fu emessa la sentenza di condanna a 16 anni di carcere perché coinvolto nel sequestro del Giudice Giovanni D’Urso.
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Risultò essere intestatario di conti e di cassette di sicurezza in Svizzera, da cui pare attingessero le Brigate Rosse.
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A questo proposito, secondo il Sen. Pellegrino, Presidente della Commissione bicamerale sulle stragi, nelle banche svizzere, appunto, sarebbero custoditi i segreti più inconfessabili delle Br, tra cui perfino le carte originali mai trovate del memoriale Moro.
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Oggi Baschieri è un cattedratico di biofisica al Consiglio Nazionale delle Ricerche.
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Il Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO,
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Pertini e Scalfaro
nel 1998 firmò il provvedimento di grazia per  PANIZZARI GIORGIO  (uno dei fondatori dei Nuclei Armati Proletari), appartenente anche alle BR.
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Secondo il parere di ben 3 giudici avrebbe dovuto rimanere in carcere, a scontare l’ergastolo, al quale fu condannato nel 1972,  per l’omicidio di un orefice durante una rapina.
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Panizzari Giorgio
Fu coinvolto anche nelle indagini per l’omicidio del professor Massimo D’Antona e per costituzione di banda armata.
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Panizzari infatti fu colui che parcheggiò il Nissan Vanette in via Salaria il giorno prima che questo fosse poi usato dagli assassini per spiare i movimenti del professor D’Antona e ucciderlo.
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Le BR lo volevano libero in cambio di Moro, in occasione delle trattative sulla sorte dello statista democristiano sequestrato e poi ucciso barbaramente.
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Panizzari fu artefice di numerose rivolte carcerarie : 
prima ad Aversa, al manicomio giudiziario, dove nel ’74 sequestrò due guardie e ne ferì una, poi a Viterbo, dove ferì altre due guardie, poi all’Asinara, insieme ai Brigatisti Curcio e Franceschini.
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Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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CERICA CLAUDIO
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Era un appartenente ad  Autonomia Operaia e alle Brigate Rosse..
Gli furono contestati i reati di costituzione di banda armata come appartenente al Fronte comunista combattente, associazione sovversiva ed eversione, ma si rifugiò in Francia come latitante.
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Primula rossa del terrorismo italiano fu anche accusato di aver partecipato al sequestro e all’uccisione dell’ex Presidente del petrolchimico di Porto Marghera, Giuseppe Taliercio, e successivamente prosciolto..

Fu graziato dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
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Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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GIOMMI CARLO appartenente alle Brigate Rosse, fu condannato alla pena di 22 anni di reclusione per concorso morale in fatti di sangue.
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Giuseppe Taliercio, sequestrato dalle Brigate Rosse


Condannato all’ergastolo durante il maxi processo “Moro ter” fu poi graziato dal Presidente Scalfaro, immemore del fatto che il motto delle Br fosse :
Colpirne uno per educarne cento
(Motto ripreso da Mao Tse Tung e adottato dai brigatisti rossi).
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Il Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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MATURI PAOLA
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Paola Maturi è conosciuta come «infermiera» della colonna romana delle Brigate Rosse, fu arrestata nel 1982 e poi condannata nel 'Moro ter' a 22 anni e 11 mesi di reclusione per concorso morale in fatti di sangue.
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Aveva preparato, in un covo, una infermeria di appoggio a un'azione che portò poi alla morte del vice questore Sebastiano Vinci, dirigente del commissariato Primavalle, ucciso a colpi di arma da fuoco il 19 giugno 1981.
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Vinci, a bordo di un’auto di servizio, fu attaccato da un commando terroristico delle Brigate Rosse, composto da quattro individui, tra cui una donna.
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Vinci fu ferito gravemente da numerosi colpi di arma da fuoco, nonostante il pronto intervento dell’autista, l’agente Pacifico Votto, che reagì sparando, pur anch’egli ferito, e mettendo in fuga gli aggressori.
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Il commissario morì poco dopo al Policlinico Gemelli.
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L’agguato è stato poi rivendicato dalle Brigate Rosse “Colonna 28 Marzo” e successivamente anche dai Nuclei Armati Comunisti Rivoluzionari.
Sebastiano Vinci
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Paola Maturi è stata anche ritenuta responsabile dell'organizzazione del rapimento del vice questore della Digos romana, Nicola Simone.
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In questa occasione operò ad un braccio il brigatista Giovanni Alimonti (ex centralinista di Montecitorio) che nell'azione era rimasto ferito.
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La donna fu incarcerata e successivamente rimessa in libertà per decorrenza termini, e dopo la condanna fuggì a Parigi, ma nel '93 si costituì.
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Il Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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VENTURA MARINELLA
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Marinella Ventura, è stata un esponente della colonna veneta delle Br e fu implicata, come fiancheggiatrice, negli omicidi del dirigente della Montedison, Sergio Gori e del vice capo della Digos, Alfredo Albanese, e accusata di introduzione in Italia di armi da guerra.
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Albanese fu insignito di una medaglia d’oro al valor civile alla memoria e gli fu dedicato il parco pubblico vicino al luogo dell’uccisione, in cui fu deposta una lapide pavimentizia.
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Lasciò la moglie Teresa in attesa del primo figlio.
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Furono individuati e catturati i membri del commando, appartenenti alle Brigate Rosse.
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Quattro brigatisti comunisti furono condannati alla pena dell’ergastolo, mentre altri tre terroristi ebbero pene varianti dai 13 ai 16 anni di reclusione (e scarcerati dopo alcuni anni).
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Nonostante tutto ciò l’enfasi benevola e accondiscendente del presidente Scalfaro si profuse in una grazia, a favore della criminale Ventura, nel dicembre del 1997, solo per il fatto che allora lei fosse allora una delle cinque ex terroriste ancora in carcere, con figli piccoli.
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Le vittime della furia criminale e omicida dei brigatisti non ebbero però clemenza o altre opportunità di sopravvivenza e morirono sotto i colpi di un comunismo arrogante e violento, quello delle Brigate Rosse.
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Presidente della Repubblica, OSCAR LUIGI SCALFARO
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VILLIMBURGO MANUELA
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Dissociata e sorella di Enrico, condannato all'ergastolo per almeno dieci omicidi firmati dalla colonna romana delle Brigate Rosse, è stata condannata nell’ambito del processo “Moro ter”, in cui rientrarono tutti i delitti delle BR compiuti nella capitale tra il 1978 e il 1983.
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Manuela ha messo in rete il codice IBAN per effettuare versamenti sul proprio conto, al fine di raccogliere fondi a favore del fratello Enrico rifugiato in Francia come latitante.
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Il codice è stato diffuso attraverso un sito comunista che si occupa di “soccorso rosso”, chiamata “contromaelstrom.com”.
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Nell’intestazione del sito, in alto a destra, appare una scritta che recita :
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Chiamiamo comunismo la società senza galere”, ma evidentemente il suo autore ha dimenticato i gulag staliniani, i laogai cinesi, S21 la fabbrica della morte cambogiana, e le vittime stesse prodotte anche in Italia proprio dai criminali che costoro vogliono aiutare.
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Enrico si avvale dell’alibi di essere ammalato, quasi che la sua situazione sanitaria sia più importante del fatto di aver tolto la vita ad altre persone…
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Presidente della Repubblica, CARLO AZEGLIO CIAMPI
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DOMENICO PITTELLA è un ex senatore del Partito Socialista Italiano, condannato a 12 anni nel processo in cui è stato imputato per aver messo a disposizione delle Brigate Rosse la sua clinica di Lauria, in cui sottopose a cure mediche la terrorista Natalia Ligas, ferita in uno scontro a fuoco nel tentativo di omicidio dell’avvocato difensore del terrorista pentito Patrizio Peci.
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La “pasionaria” delle Br fu ferita ad una gamba, e Pittella intervenne, appunto, per eliminare la cancrena che ne seguì.
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Domenico Pittella
Fu accusato anche di aver ideato, insieme ad altri brigatisti, un  piano per rapire il vice Presidente della Regione Basilicata, Ferdinando Schettini, suo rivale.
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L’ infamante accusa che gli fu rivolta, fu quella di aver stretto un patto con le Br, secondo il quale avrebbe curato e nascosto la brigatista Ligas se le Br stesse, in cambio, avessero sequestrato, appunto, il suo compagno di Partito e avversario personale, l’assessore regionale Schettini.
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La condanna per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata divenne definitiva in occasione del processo “Moro ter”, il 10 maggio 1993, anno in cui Pittella si diede alla latitanza, riparando in Francia.
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Dopo sei anni si costituì mentre il suo debito con la Giustizia fu ridotto di un terzo a causa della Grazia concessagli dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
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La pena rimanente si estinse mediante l’affidamento ai servizi sociali fino al 2002.
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Giorgio Napolitano
Il Giudice romano Rosario Priore lo indicò come un “effettivo” delle Brigate Rosse.
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Presidente della Repubblica, GIORGIO NAPOLITANO
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OVIDIO BOMPRESSI è stato un militante attivista di Lotta Continua, la formazione comunista extraparlamentare di orientamento rivoluzionario.
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Fu condannato come esecutore materiale nell’omicidio del Commissario di Polizia Luigi Calabresi, commesso insieme a Leonardo Marino, autista del Commando e accusatore di Bompressi, e con Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani come mandanti.
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Gli fu comminata una pena di 22 anni di reclusione, ma potè poi godere del provvedimento di clemenza concessogli per gravi motivi di salute dal Presidente Giorgio Napolitano il 1° giugno 2006.
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Questi criminali hanno potuto contare, nonostante le condanne per i crimini commessi, sul favore di molti intellettuali della sinistra, come ad esempio Dario Fo, che infatti mise addirittura in piedi un nuovo spettacolo “ad hoc” per sostenere la battaglia per la liberazione di Sofri, Bompressi, e Pietrostefani.
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Paradossalmente, nonostante la sua accondiscendenza verso i criminali comunisti, gli è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura nel 1997.
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Il commissario Calabresi è stato insignito di medaglia d’oro al merito civile, con la seguente motivazione :
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«Fatto oggetto di ignobile campagna denigratoria, mentre si recava sul posto di lavoro, veniva barbaramente trucidato con colpi d’arma da fuoco esplosigli contro in un vile e proditorio attentato. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere. »

Milano, 17 maggio 1972
Giuseppe Saragat
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Presidente della Repubblica, GIUSEPPE SARAGAT
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FRANCESCO MORANINO detto “Gemisto” era un comandante partigiano comunista, a capo del 6° distaccamento Pisacane della Brigata Garibaldi-Biella, anch’essa comunista.
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Moranino, fautore della creazione di una repubblica sovietica sul suolo italiano, al momento della liberazione, si specializzò nell’uccisione di fascisti, o presunti tali, e di partigiani “autonomi”, che potevano contrastare la sua guerra ideologica.
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L’evento drammaticamente più significativo fu l’eccidio della cosiddetta “Missione Strassera” avvenuto il 26 novembre 1944 in località Portula.
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Emanuele Strassera era stato incaricato dagli anglo-americani di coordinare la lotta partigiana e di controllare l’attività delle formazioni comuniste.
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Strassera si rese conto dei piani di Moranino, che andavano ben oltre la Liberazione dai nazisti, e insieme ad altri quattro amici arruolati si dedicò quindi a stilare un rapporto sulla situazione, da consegnare agli agenti alleati operanti in Svizzera.
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Moranino organizzò un’imboscata in cui attirare queste cinque persone e le assassinò, massacrando anche due delle spose degli uccisi stessi.
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Dopo la strage Moranino iniziò la sua carriera politica, in seno al Partito Comunista Italiano, per il quale nel 1946 fu eletto a Torino nell’Assemblea Costituente.
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Nel 1947 fu nominato sottosegretario alla Difesa nel Governo De Gasperi.
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Francesco Moranino
Fu rieletto per il PCI nel 1953 nel Fronte Democratico Popolare.
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Nel frattempo i familiari delle vittime della “Missione Strassera” raccolsero prove schiaccianti sulle responsabilità di Moranino, divenuto intanto deputato comunista.
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Il 27 gennnaio 1955, durante il Governo pella, la Camera dei Deputati votò per l’arresto del criminale partigiano, dietro domanda della Procura di Torino.
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L’accusa era di omicidio plurimo aggravato e continuato, oltre che di occultamento di cadavere e Moranino fu condannato alla pena dell’ergastolo per sette omicidi commessi durante il periodo della “Resistenza”.
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Si legge nella sentenza : 
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«Perfino la scelta degli esecutori dell’eccidio venne fatta tra i più delinquenti e sanguinari della formazione. Avvenuta la fucilazione, essi si buttarono sulle vittime depredandole di quanto avevano indosso. Nel percorso di ritorno si fermarono a banchettare in un’osteria e per l’impresa compiuta ricevettero in premio del denaro».
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L’onorevole Moranino, detto “Gemisto”, non fu arrestato perché scappò a Praga, in Cecoslovacchia, protetto dal Partito Comunista dove divenne Direttore dell’emittente radiofonica in lingua italiana, Radio Praga.
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Il 27 aprile 1965 Saragat, a causa di manovre attuate dalle correnti di sinistra interne al partito della Democrazia Cristiana, fu indotto a firmare la grazia per il criminale comunista.
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Nel 1968, il PCI e il neonato Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) candidarono Moranino nel collegio di Vercelli.
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L’assassino fu rieletto ed entrò a far parte della Commissione Industria e Commercio del Senato.
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Dissenso