giovedì 4 giugno 2015

A CHI L'OTTO PER MILLE?



Quelle che riguardano la chiesa cattolica, sono questioni che di solito ci interessano poco, salvo quando essa tenta di ficcare il naso in cose che competono allo Stato, ma in cui cerca ( è un vizietto secolare..) di essere parte in causa.
Facciamo un’eccezione a tale prassi per parlare dell’otto per mille che riteniamo argomento d’interesse non solo Italiano, ma internazionale.
Premesso che:” anche l'otto per mille del gettito fiscale di chi non effettua una scelta o di chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi viene ripartito tra i soggetti beneficiari, in proporzione alle scelte espresse (mediamente il 42,73% dei contribuenti hanno espresso una scelta tra il 1990 e il 2007)
Il nostro ragionamento è il seguente:
- Lo Stato del Vaticano è uno stato sovrano ed indipendente e la sua indipendenza dovrebbe essere sia attiva che passiva.
- Una eventuale regalia, com’è quella dell’otto per mille, dovrebbe essere estesa a tutte le nazioni Cattoliche, stante che, a detta della Chiesa, il denaro raccolto serve ad opere di bene in tutto il mondo.
- Non si vede per quale motivo gli Italiani, che sono solamente uno dei popoli Cattolici del mondo, si debba accollare l’onere delle opere pie che il Papa vuole effettuare nel mondo.
- Se questa è una conseguenza del concordato, specifichiamo che in tale atto era prevista una spesa per concorrere al mantenimento del clero e non in misura tale da sovvenzionare spese internazionali, seppure di carità.
Soprattutto, non era assolutamente previsto nel concordato del 1929 che una parte ( l’otto per mille, appunto) delle entrate fiscali fosse devoluta al Vaticano, stornandole dalle tasse da pagare, solo dietro la volontà dei paganti che sottraggono così, al resto dei Cittadini, una parte di servizi che lo Stato deve offrire loro.
Questa novità è contenuta solo nel concordato fatto da Craxi nel 1985.
- E’ assurdo che un tale balzello, posto che esso abbia una qualche legittimità, sia pagato solamente dai cittadini Italiani anche perché questo è il retaggio negativo di avere sempre avuto in Italia lo stato della Chiesa che è stato fonte di diatribe, di guerre e di un’infinità di morti a causa delle manovre, sempre malefiche, per conservare il potere temporale impedendo per secoli l’unità della nazione Italiana come è dimostrato anche dal fatto che in Europa l’Italia è stata l’ultima Nazione a conquistare unità ed indipendenza!
Se qualcuno ci contesta che il concordato fu fatto dal Fascismo e che quindi, come suoi eredi, siamo coinvolti nella responsabilità, rispondiamo che nel 1929 era necessario riappacificare gli Italiani con la Chiesa per potere operare le riforme rivoluzionarie che il Fascismo aveva in progetto, ma che ora, dopo 75 anni, le condizioni sono mutate e che quindi anche il nostro atteggiamento verso la Chiesa Cattolica, che non fu mai confessionale, può cambiare secondo la logica e secondo i tempi.
Il concordato fu fatto «ob torto collo» per necessità; ora che le condizioni sono mutate, non esiste motivo per continuare a subire!
Naturalmente non poniamo minimamente in discussione la libertà dei fedeli Cattolici di contribuire alle opere di bene della Chiesa, ma pretendiamo che lo facciano con i loro soldi e non con quelli che le leggi fiscali hanno attribuito alla collettività!
Con i soldi che loro restano dopo aver pagato tutte le tasse dovute, i fedeli cattolici possono fare ciò che vogliono, anche donare l’otto per cento, se lo credono, alla Chiesa.
Non è accettabile che la Chiesa presenti come una donazione caritatevole, meritoria e quasi obbligata per chi abbia coscienza, ciò che invece è una pretesa di uno Stato che vuole essere sovrano rispetto ai doveri e che si sente invece parte della Nazione Italiana rispetto ai presunti diritti.
Noi siamo disposti a sovvenzionare l’UNICEF, la FAO e tutti gli Enti umanitari dell’ONU, anche con più dell’otto per mille ed attendiamo che lo Stato, che dovrebbe essere laico, ce ne offra l’opportunità permettendoci di devolvere lotto per mille a questi enti anziché incamerare quanto non dato al Vaticano.

Alessandro Mezzano

                                                                                                                                                 

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