mercoledì 31 agosto 2016

Uscire dalla Unione europea? Disgregarla!


Uscire dalla Unione europea? Disgregarla!

di Gianfranco La Grassa -
Uscire dalla Unione europea? Disgregarla!
Fonte: conflittiestrategie
L'economicismo imperante - e non certo nei pochi marxisti rimasti, ma invece nelle correnti liberali - pontifica sempre sulla lotta per i mercati; precisamente per le quote di mercato. In realtà, la lotta di tutte le grandi potenze, da sempre e non soltanto nell'era capitalistica, mira alla conquista di sfere d'influenza, cioè al controllo - sia pure oggi non più in senso strettamente coloniale - di aree del globo le più ampie possibili. Le quote di mercato sono un indice, e solo un indice, del successo dell'azione strategica esercitata dagli organismi, denominati imprese, nella sfera sociale detta economica. Tale azione è senza dubbio importante nel capitalismo, ma non è al livello di quella esercitata nella sfera politica (con la sua decisiva appendice militare); ed è accompagnata pure dall'importante ruolo svolto dall'attività di numerose associazioni che tendono a diffondere la cultura, i costumi, le abitudini di vita di questa o quella potenza presso le popolazioni di molti paesi costituenti le varie aree mondiali.
Dopo il 1945, gli Stati Uniti non hanno in pratica avuto grandi rivali nell'area del Pacifico, insomma nella vasta zona asiatica. Il Giappone, con la sua antica cultura messa a soqquadro da quella americana, è stato esempio preclaro di questo successo degli Stati Uniti. Cina e Corea del Nord non hanno certo rappresentato, nemmeno nei tempi più recenti, un reale fattore di contrasto; pur con tutta la penetrazione economica cinese che possa esserci. Non basta investire grandi capitali, comprare questo e quello in altri paesi per conquistare una reale supremazia quanto ad influenza. Esemplare quanto accaduto proprio con il Giappone. Negli anni '80 sembrava che ci fosse l'invasione di investimenti giapponesi negli Usa (in specie nella sua costa del Pacifico). Negli anni '90, il Giappone si è ritirato con la coda tra le gambe. Nemmeno la sconfitta in Vietnam (fin troppo enfatizzata dagli ultimi sussulti ideologici dei movimenti comunisti ormai ridotti allo stremo) ha ostacolato l'influenza statunitense in area asiatica (ivi compreso proprio nel paese "vittorioso"). Quanto all'India, non è certamente più un paese colonizzato, si è indubbiamente sviluppato, ma le sciocchezze di pochissimi anni fa circa il BRIC (o BRICS) oggi fanno sorridere.
Diversa la situazione nell'area europea, decisamente rilevante per il suo alto sviluppo economico e per una decisa vicinanza culturale e di istituzioni politiche agli Stati Uniti. Fino a tutti gli anni '80, una parte dell'Europa (sia pure i paesi meno sviluppati) è rimasta sotto l'influenza dell'Urss. Tuttavia, anche in tal caso, dovrà essere riscritta la storia di quei quaranta e passa anni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo troppo creduto ad un vero confronto/scontro tra Usa e Urss, al mondo nettamente bipolare e alla "guerra fredda". Il confronto c'era, lo scontro spesso pure; tuttavia, l'Urss è stata fin da subito o quasi in posizione d'inferiorità per le sue strutture sociali inadeguate, pensate come socialiste mentre erano solo imbrigliate in una stagnazione e imputridimento crescenti. Molti fattori hanno nascosto questo fatto: una certa crescita economica, ormai in netto calo però a partire dagli anni '50; il lancio dello sputnik che ha fatto pensare a chissà quali avanzamenti tecnologici; la costruzione delle atomiche e la presenza di apparati bellici abbastanza potenti, eppur minati dalla mancanza di adeguati sviluppi e trasformazioni.
Il crollo del sedicente socialismo europeo, e soprattutto quello immediatamente successivo dell'Urss, hanno mostrato qual era la realtà. Ancora una volta, sempre guardando a determinate correnti di investimento di capitali, si è cianciato per pochissimi anni di una crescita di influenza della Germania nell'Europa dell'est. La lezione dell'aggressione alla Serbia nel '99 (preceduta da tutti gli sconvolgimenti nell'area già jugoslava) ha messo termine a queste chiacchiere. E anche tutto quanto è accaduto (e ancora accade) in Medioriente, nell'Africa del nord, il lungo periodo di appoggio netto e indiscusso ad Israele - adesso appena ridotto per alcune esigenze strategiche legate alle necessità di intervento nella tensione tra Turchia e Iran in quanto subpotenze in competizione per l'influenza in quell'area - è senz'altro dipeso pure dagli interessi degli Stati Uniti in quella zona, ma ancor più dalle necessità di controllare l'area europea; soprattutto dagli anni '90 in poi, quando tutta l'Europa è caduta sotto la loro preminenza.

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Già da anni, gli studi e ritrovamenti del ricercatore universitario statunitense Joshua Paul hanno posto in luce - ma si tende sempre a farlo dimenticare - che i "grandi padri dell'Europa" erano pagati (vogliamo essere buoni e dire finanziati?) dagli Stati Uniti. In origine, con la scusa del pericolo sovietico - che mai c'è stato, malgrado le colossali bugie che ci raccontavano - si è creata la Nato; non a caso, non più disciolta nemmeno dopo il crollo dell'Urss. Non serviva a difenderci dal "pericolo comunista", bensì a renderci completamente succubi degli Usa. E così, non appena è stato possibile, si è creata la UE, l'Europa sedicente unita (e quando mai lo è stata?), quale ulteriore rafforzamento del predominio americano. La UE è solo un altro organismo degli Usa dedito a tale compito. Per il momento, questa preminenza non è tanto in pericolo, malgrado le illusioni che si sono create al proposito. Tuttavia, la Russia, nata dopo il crollo sovietico, non è affondata, non è caduta pur essa sotto l'influenza Usa come un personaggio del tipo di Eltsin (e forse perfino Gorbaciov) poteva far pensare.
Siamo però lontani da un equilibrio di potenziale tra Stati Uniti e i suoi possibili avversari, fra i quali a mio avviso il più credibile è appunto la Russia. Sono comunque convinto che il cosiddetto multipolarismo, pur se non in modo lineare, è in marcia e dunque gli Usa devono agire di conseguenza. Non ripeto adesso quali sono stati i cambi di strategia americana da dopo la fine dell'Urss; ed in particolare quella seguita dall'amministrazione Bush jr. e poi quella di Obama. Siamo in una fase di grande confusione che ricorda, e questo lo ripeto, gli ultimi decenni del XIX secolo. Ci sono mosse e contromosse, aggiustamenti e riaggiustamenti frequenti. Ha allora senso la proposta di certe forze, dette antieuropeiste, di uscire dalla UE a magari anche dall'euro?
Non lo credo proprio. E tanto meno ci credo quando vedo che tali sentimenti nascono perché l'Europa starebbe cadendo in mano tedesca. Chi parla così è ancora una volta finanziato dagli Usa come i "grandi padri dell'Europa". Nessuna simpatia per la Merkel, e magari è vero che la Germania sta agendo in modo da danneggiare altri paesi fra cui il nostro; magari facendo, com'è in fondo naturale che sia, i propri interessi. Il problema centrale non sta però qui. Al massimo la Germania è il solito "cattivo caporale" che esegue, in forma rozza e particolarmente dura, gli ordini di generali e colonnelli per mettere in riga la truppa. I generali a volte mostrano, da ipocriti quali sono, falsa "umanità" perché il caporale si assume il compito delle odiose misure e punizioni per mantenere l'ordine, cioè la subordinazione, dei soldati.
Bisogna lottare per annientare la UE e i suoi organismi, fra cui la BCE diretta da un agente fin troppo subordinato (da sempre) agli americani. Non basta uscire, non è che la "brexit" risolverà alcunché; già adesso si parla che questa sarà portata avanti nei prossimi tre anni, perché così è consentito. Insomma, non se ne farà nulla di rilievo. E in ogni caso, non si deve uscire, ma denunciare questa indegna unità europea per quello che è: un organismo creato dagli Usa per il nostro asservimento. E bisogna combattere contro la UE, disgregarla dall'interno, paralizzare sempre più i suoi ordini diretti alla nostra completa dipendenza. I falsoni che ululano per uscire dalla UE vanno smascherati quali agenti americani; talvolta più odiosi di coloro che ancora vogliono restarvi. Almeno questi si mostrano a viso aperto quali nemici; gli altri si fingono nostri alleati e amici. No, falsi in radice, spedirli al diavolo, sono nemici subdoli e traditori. Intendiamoci: so che ci sono anche persone (e tante) in buona fede, cascate nel tranello dell'uscita. Debbono però ricredersi in un tempo ragionevole.
In definitiva, bisogna muoversi contro la UE quale tipica organizzazione creata dai "finanziatori" americani; così come furono finanziati gli altrettanto obbrobriosi e traditori "padri dell'Europa". Addosso all'Europa unita: quella attuale, ma che è quella esistente e fra i piedi. Si dovrà magari un giorno giungere a qualche forma di unione. Tuttavia, in primo luogo non credo che potranno stare veramente insieme tanti paesi quanti ce ne sono adesso. Inoltre, questa unione deve avvenire dopo un passaggio per l'autonomia dei diversi paesi. Un'autonomia che va conquistata non uscendo dalla UE, ma facendone l'obiettivo primario della critica e della lotta CONTRO. Chiaro?

domenica 28 agosto 2016

Lettera ad un ragazzo della classe 2000

Lettera ad un ragazzo della classe 2000 - Verona, Primavera 2016

Verona,  2016
Caro Giovane,
la mia, tra le generazioni, è probabilmente la prima che lascia a quella che segue un “testimone” economico e morale più povero di quello ricevuto.
Cerco di porvi parziale rimedio con queste quattro chiacchiere perché possano esserti utili in futuro per comprendere il mondo che Ti sta attorno, senza farti abbindolare dalle frescacce, dalla storia falsità quotidianamente diffuse da: stampa, radio e Tv.
Spero tu abbia la fortuna di non avere un soldo in tasca o almeno che tu non cresca “figlio di papà”, ma “figlio con papà”.
Specie qui in Italia, stiamo vivendo una crisi economica (e soprattutto di valori) che si può definire: “Oggi più grave di ieri e meno grave di domani”.
Normalmente le grandi crisi economiche sono accompagnate da guerre, o da catastrofi naturali. Ad oggi nessun cataclisma ha suonato alle nostre porte rendendoci così convinti ad  essere ciecamente fiduciosi del domani.
Ricordati sempre che ognuno di noi non è solo sé stesso, ma è il proprio padre e il padre del proprio padre, così come sarà il proprio figlio e il figlio del proprio figlio. Questa è tradizione, orgoglio della propria stirpe  e di quella che verrà.
Quindi, da subito “caro il mio ragazzo”, iscriviti idealmente al “Circolo degli Apoti” ovvero di coloro che non la bevono.
Crescerai circondato sempre più da un mare di bugie. La bugia è il carburante della democrazia. Adoperati per non  diventare un atleta del pensiero comodo, sappi andare “contro vento e contro tempo”.
La Democrazia è la sifilide dello spirito, è la mancanza di rispetto per chi  è diverso da Te, per chi ha usi, consuetudini e tradizioni diversi dai Tuoi.Democrazia è negare l’onore militare ai vinti, criminalizzare gli sconfitti, mettere le manette alla storia, impedire la nascita della storia verità.
In Italia avevamo centomila volte più libertà di pensiero durante il Fascismo che attualmente con il Regime democratico.
Basti solo pensare alla vivacità dei dibattiti tra gli studenti universitari (i G.U.F., Giovani Universitari Fascisti), nei Littoriali della cultura.
Liberati dalla camicia di Nesso dei dogmi democratici: il profitto unico motore del mondo, il liberal capitalismo unica soluzione ai problemi del mondo.
Ragazzo, prendi la lanterna di Diogene e vai alla ricerca di menti libere, la storia verità ti servirà un domani per il Tuo lavoro quando sarai alla ricerca di vie nuove. Quando cercherai soluzioni italiane a problemi italiani, senza scimmiottare il mondo nord americano.
Aborrisci tanto per cominciare i termini anglofoni. Abbiamo duemila anni di civiltà! Ragazzo parla e scrivi in lingua italiana. Non abbiamo nulla da imparare dal popolo nord americano, l’Europa lo ha generato mandandovi a colonizzarlo con: ladri, puttane e sifilitici.
Una critica per essere credibile deve essere preceduta da una serena autocritica costruttiva.
Spiace doverlo riconoscere ma gli Usa sono attualmente (non durante i fascismi) economicamente (per tenore di vita, non qualità della vita) avanti rispetto all’Italia e all’Europa per una ragione molto semplice: noi europei pretendiamo di essere socialisti con  i diritti (diritto alla casa, allo studio, alla salute etc. etc.) e liberisti per i doveri (lavoro per quel che mi pagano). Mentre negli Usa sono liberisti sia per i diritti (ho la casa se ho i soldi per pagarne l’affitto, mi curano se ho la carta di credito o l’Ass.ne) così come per i doveri (scaduto il contratto di locazione? Niente proroghe e l’inquilino viene sbattuto in mezzo ad una strada).
Il socialismo a sua volta ottiene migliori condizioni di vita rispetto al liberal capitalismo , purchè il socialismo sia accompagnato da eguale dose di nazionalismo. Più socialismo (attenzione verso gli ultimi della fila) comporta più nazionalismo (amore di Patria).  Se siamo italiani socialismo e nazionalismo trovano la loro sintesi nel Fascismo; se siamo tedeschi socialismo e nazionalismo li chiamiamo “Nazional Socialismo”, se siamo cubani (socialismo e nazionalismo) li chiamiamo Castrismo; se venezuelani: Chavismo etc. etc. .
Durante il Fascismo i comunisti sovietici venivano definiti “fascisti impazienti”. Per dire quanto è di “sinistra” il Fascismo,  distante mille miglia dalla “destra” e dal liberal capitalismo.
Nella propria comunità di destino (la Patria), non si ha nessun diritto se prima non si è adempiuto a tutti i propri doveri.
Tanto per darTi un’idea del tenore di vita nella Germania nazional socialista, un operaio specializzato di quel tempo guadagnava 230 Reichsmark al mese. A fine anni 30 un’auto Volkswagen costava 990 Reichsmark, percorreva 10 km con un litro di benzina e trasportava due adulti e tre bambini (la famiglia tipo tedesca del tempo). A fine anni ’30 quindi con meno di 5 mesi di salario l’operaio tedesco acquistava un’auto. Avrebbe potuto (sempre l’operaio tedesco) acquistare la macchina del popolo (Volkswagen) pagandola a rate con detrazioni sul salario settimanale.
Oggi quanti mesi di salario servirebbero ad un operaio italiano per acquistare un’auto paragonabile alla Volkswagen di fine anni  anni ’30? Quando in quegli anni la diffusione dell’auto come mezzo di trasporto non era nemmeno lontanamente paragonabile alla diffusione attuale delle autovetture.
Luigi Bellazzi
                                                                                                                                                     

giovedì 25 agosto 2016

Quando la banca fa gli interessi del Popolo

Quando la banca fa gli interessi del Popolo

di Luigi Bellazzi
 
É sempre attuale la battuta: "le banche sono come gli avvocati, è più facile dirne male che farne a meno". Dal 1934 al 1939 ('34 il T.U.B., poi fino al '39 i decreti attuativi, circolari etc.), venne allora semplicemente stabilito che le Banche potessero solo fare le...banche (raccolta e impieghi). Banche e bancari erano incaricati di pubblico servizio, le banche dovevano principalmente non creare profitti per sè ma utilità all'Economia, ovvero vantaggi per le imprese, soprattutto per le piccole imprese (artigiani, coltivatori etc.).
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Di nascosto, alla chetichella, ai primi di gennaio 1994 con gli italiani in vacanza o assonnati per i bagordi dell'ultimo dell'anno, viene rivoluzionato il sistema bancario con il nuovo T.U.B. e nasce così la banca "universale" una impresa commerciale che deve macinare profitti, potendo svolgere qualsiasi attività dallo spacciare droga finanziaria (derivati), al diffondere assicurazioni finte (c.dd. polizze falsamente insequestrabili e impignorabili), fino al vendere beni di consumo quali biciclette e motorini.

Da lì l'inizio della china verso il disastro. Nell'immediato guadagni prodigiosi (per i primi investitori) legati a compensi prodigiosi (per amministratori e dirigenti), con una differenza che i guadagni sono poi diventati perdite sanguinose, mentre i megastipendi (Profumo guadagnava in un giorno quanto un impiegato guadagnava in 700 giorni) non seguivano il crollo delle azioni, restavano immutati (Profumo avrebbe poi percepito un fine rapporto di 40 milioni di Euri!) nonostante le banche finissero sull'orlo del fallimento.

Cose note, cose vecchie. Adesso si cerca di porvi rimedio con l'arma dei licenziamenti. Migliaia e migliaia di professionalità messe in mezzo ad una strada. Eh allora, che fare?

La finanza internazionale, eh chiamiamola con il suo nome e cognome, quello del Fondo Blackrock amministrato dall'ebreo Larry Fink. Blackrock con 4.600 (quattromilaseicento!) miliardi di dollari di patrimonio gestito è una portaerei finanziaria che quando lo decide :svendi di là e compra di qua in un mese, Blackrock ti stende l'economia italiana. Non dimentichiamoci, è il Fondo che aveva costretto alle dimissioni Berlusconi. Come difendersi? Non abbiamo nè avremo mai una portaerei con analoga potenza di fuoco finanziaria. Per essere i primi occorre essere gli unici. Noi italiani abbiamo un'arma di sterminio di massa che nessuno altro possiede e potrà mai possedere. Questa arma si chiama TURISMO. La polibibita che possiamo offrire noi italiani in termini di bellezze storiche, paesaggistiche, specialità enogastronomiche etc.

Questa polibibita la possediamo solo noi. Ma per renderla una potenza di fuoco finanziaria ed economica, tutti gli italiani devono essere votati all'accoglienza turistica. Nel '37 Togliatti definiva gli italiani "un popolo di suonatori di mandolino". Sei anni dopo Goebbels usava gli stessi identici termini: "Ve l'avevo detto mio Fuhrer di non fidarvi degli italiani, sono un popolo di suonatori di mandolino". Almeno che noi si sia i migliori suonatori di mandolino al mondo.

Tornando a noi ospitalità non è solo infrastrutture viarie , aeroportuali, residenze alberghiere, ristorazione di livello, ma anche quei milioni di microbi che costituiscono la spina dorsale d'Italia e che in via immaginifica chiamo Maria la parrucchiera (che può essere il calzolaio, l'apicoltore, il norcino etc. etc.) Maria è la sciampista che dopo qualche anno come ragazza di bottega, vuole mettersi in proprio. Non ha un centesimo, ma vuole farsi una famiglia con un uomo (non con una donna) e tanti figli. Le servono 100/150 mila Euri per impiantarsi.

Col baliatico la Banca gliene presta il doppio, non tutti subito. Ma sulla base di stati di avanzamento professionale. La Banca affida Maria alla tutela di un suo dipendente in odore di sovrannumero e le propone un percorso di professionalità attingendo per gli insegnamenti e per le valutazioni ai propri clienti. Comincia col locale, la Banca individua l'agente immobiliare più adatto, l'obiettivo di clientela al quale Maria si dovrà rivolgere. La banca individua il Cliente più adatto a consigliarla per individuare l'obiettivo clientela più adeguato. E via via così, con l'abbigliamento, l'accoglienza, la tecnica, la moda, gli impianti, la lingua straniera, l'aspetto fisico. Le vacanze come mezzo di arricchimento culturale, i costi industriali, gli aspetti legali e fiscali.

Il Tutore la accompagna per mano in modo che il turista rimanga sbalordito dall'accoglienza e dalla professionalità di Maria la parrucchiera. La Banca guadagna dal finanziamento perché il baliatico le consente un controllo quotidiano dei progressi professionali e dei ricavi dall'attività. Inoltre sempre la Banca avvantaggia quei propri clienti che ha scelto per farli collaborare con la Maria. Nuove e diverse opportunità di lavoro per enne Marie sparse per l'Italia. La Maria prescelta non si dimostra all'altezza? Si ricorre alle riserve.

La Banca ritrova il fine del servizio alla comunità. Investe poco per molti, trova nuove e diverse opportunità di lavoro per i propri dipendenti senza disperderne le professionalità acquisite in anni e anni di lavoro in banca. Così come attrae nuovi clienti non offrendo loro il vantaggio dello zero virgola per gli interessi sui depositi, ma offrendo loro l'opportunità di acquisire fin dalla nascita nuovi enne clienti.
 


martedì 23 agosto 2016

CHI APRI’ LE PORTE AL “TEDESCO INVASORE”.

CHI APRI’ LE PORTE AL “TEDESCO INVASORE”.
GLI EFFETTI DEI QUARANTACINQUE GIORNI DEL GOVERNO BADOGLIO
Il 25 luglio sul suolo della Penisola c’erano solo tre divisioni tedesche, l'8 settembre ce n’erano sedici, e costituirono due potenti armate, agli ordini di Rommel e di Kesserling
Enzo Erra


Il generale Valentin Feuerstein sapeva perfettamente quel che doveva fare. Raro privilegio, il suo, in quella notte tra il 25 e il 26 luglio 1943, in cui ben pochi afferravano quanto stava accadendo e avevano una vaga idea di quanto sarebbe accaduto. Badoglio si era insediato come capo del governo, e per prepararsi a fare la pace aveva dichiarato che avrebbe fatto la guerra; poi, tanto per cambiare, se ne era andato a dormire. Mussolini era nella caserma dei carabinieri in via Legnano, e non si era ancora reso conto di essere in stato d'arresto. Il generale Lusana, comandante della "Centauro", non riusciva a prendere una decisione, e aveva chiesto lumi al suo diretto superiore, generale Galbiati, che era più indeciso di lui. Ciano stava passando la notte a casa di Filippo Anfuso, che gli aveva offerto rifugio. Credeva ancora di avere in mano le fila della congiura e in auto aveva detto all'ospite: «Il ministero è già fatto. Io per ora starò da parte, poi si vedrà». I capi di stato maggiore inglesi e americani, che da tre giorni stavano discutendo con Churchill se attaccare o no la penisola italiana dopo l'imminente conclusione delle operazioni in Sicilia, avevano quasi deciso per il no. Ora però la nuova situazione, e il prevedibile crollo verticale dell’Italia, davano da riflettere. Prima di decidere, avrebbero riflettuto ancora po'.
Il generale Feuerstein., solo fra tanti, non aveva di questi problemi. Gli erano state date direttive precise, e non doveva fare altro che eseguirle. All'alba del 26, reparti della 44a divisione, e della 136a brigata di montagna si mossero ai suoi ordini, occuparono i valichi tra la Germania e l'Italia e presidiarono la linea ferroviaria del Brennero. Agirono con le armi in pugno, ma non furono costretti a usarle perché nessuno aveva ordinato ai soldati italiani di usare le proprie. Convogli carichi di truppe cominciarono a scorrere sui binari, mentre colonne di automezzi e di carri armati scesero ininterrottamente lungo la rotabile. Entrava così in Italia quello che nel mezzo secolo seguente sarebbe stato definito "il tedesco invasore". Non da quel momento, però, perché ancora per quarantacinque giorni il suddetto "tedesco" non venne trattato da "invasore" ma da alleato, i suoi movimenti non vennero intralciati ma favoriti, le sue divisioni entrarono l'una dopo l'altra liberamente e andarono a collocarsi dove vollero, senza limiti e senza controlli.

Invasione pacifica
Questa fu dal 25 luglio all'8 settembre 1943, l’”invasione” tedesca, la più pacifica della nostra storia, meno contrastata della famosa "guerra del gesso". La caduta di Mussolini l'aveva resa al tempo stesso inevitabile e possile. Inevitabile, perché il proposito italiano di cambiare fronte era insito nel fatto stesso di aver cambiato regime, e i tedeschi dovevano premunirsi in tempo, se non volevano trovarsi il nemico alle porte di casa. Possibile, perché il Duce, fino a quando era stato a Palazzo Venezia, aveva limitato la presenza tedesca in Italia alle sole esigenze delle operazioni belliche. Pur avendo perduto in Tunisia tutte le grandi unità efficienti e operative, quando Hitler gli aveva offerto cinque divisioni di nuovo impiego da schierare in Sicilia in vista dell'eventuale sbarco nemico, Mussolini ne aveva accettata soltanto una, in aggiunta alle due che già vi si trovavano. Poi l'andamento disastroso della campagna lo aveva costretto ad accogliere altri rinforzi. Così, le divisioni tedesche che combattevano sul fronte siciliano erano salite a quattro, ma ancora Mussolini non aveva consentito che venissero riunite in corpo d'armata sotto un comando unico. Due divisioni tedesche, inoltre, si trovavano in Calabria dirette verso la Sicilia, e un'altra ancora era presso Orvieto.
Ancora nella giornata del 25 luglio, dunque, nella penisola italiana c'erano solo tre divisioni tedesche, due delle quali all’estremità meridionale, e in marcia di trasferimento verso l'Isola: non potevano quindi rappresentare un pericolo per nessuno, e nemmeno un problema. Ma quando Mussolini non fu più al suo posto, la situazione cambiò di colpo, in brevissimo tempo. Hitler fece immediatamente rifluire verso nord le due divisioni che erano in Calabria, e solo le insistenza di Rommel e di Doenitz gli impedirono di richiamare sul continente le quattro impegnate in Sicilia. Due divisioni intanto passarono attraverso il Brennero, raggiunte da altre due richiamate dal fronte orientale; altre quattro divisioni vennero dalla Francia, e queste otto grandi unità costituirono il "gruppo di armate B", dislocato nell’Italia settentrionale. La divisione che era presso Orvieto si spostò verso Roma, e venne raggiunta a Ostia da una divisione paracadutisti proveniente dalla Francia. Accanto alla capitale, così, si formò un corpo d'armata speciale, che venne messo agli ordini del generale Student. A metà agosto, intanto, la campagna di Sicilia si concluse, e le quattro divisioni tedesche che erano nell’isola ripiegarono sul continente. Erano sconnesse, decimate e non più operative, ma il continuo afflusso di rinforzi e rifornimenti dal nord le rimise rapidamente in piena efficienza. Insieme alle due che già erano sul posto formarono la Xa armata guidata dal generale Von Vietinghoff, e il comando delle forze tedesche nel centro-sud venne assunto da Kesserling, mentre Rommel assumeva il comando delle forze affluite al nord.
 

Tedeschi a Roma  
Dopo la caduta del fascismo, le forze tedesche entrarono in massa e pacificamente in Italia. Qui soldati della Wehrmacht in Piazza S. Pietro
 

La “guerra continua”
Dal 25 luglio erano passati poco più di venti giorni , e sul suolo della penisola non c'erano più tre divisioni tedesche, ma sedici, tutte motorizzate e in parte corazzate, raggruppate in due poderose forze d'urto. Il governo fascista, abbandonando il potere, aveva lasciato in eredità un'Italia sovrana e padrona del suo territorio. Il governo antifascista si trovava ora precariamente accampato, in un'Italia occupata e presidiata, che militarmente già non controllava più. Questa la verità dei fatti, misurabile e non contestabile, e dovrebbe bastare a confutare le falsità che da sempre si dicono su chi abbia “chiamato i tedeschi in Italia". A chiamarli non furono i fascisti, che non c'erano più quando i tedeschi calarono in massa. E se gli antifascisti certamente non li chiamarono, altrettanto certamente li attirarono e dopo averli attirati non li fermarono.
Che sia stato il 25 luglio, con le sue fin troppo prevedibili conseguenze politiche e militari, a spingere e quasi costringere i tedeschi ad assicurarsi il controllo del territorio italiano, tanto è evidente che non si dovrebbe nemmeno discutere. Dal loro comportamento, e dalla rapidità con cui si mossero, si vedono chiaramente due cose: che si aspettavano, o almeno prevedevano, la crisi del regime fascista, e che non dubitarono nemmeno per un attimo sulle reali intenzioni di Badoglio e sul suo patetico "la guerra continua". Ai loro occhi era assolutamente evidente che l’Italia stava per passare nel campo angloamericano, né si può dire, alla luce dei fatti, che abbiano sospettato ingiustamente e a torto. Ma questo voleva dire, per loro, che gli angloamericani sarebbero arrivati senza colpo ferire fino alle Alpi, avrebbero piazzato le basi dei loro bombardieri a pochi chilometri dal cuore della Germania, e avrebbero potuto attaccare da tergo tutto il dispositivo tedesco nei Balcani, se avessero ritenuto opportuno farlo.
Si trattava dunque di una mortale minaccia, e le misure che i tedeschi presero per fronteggiarla erano assolutamente indispensabili. Non le adottarono, peraltro, a cuor leggero né senza gravi conseguenze, di cui si resero subito conto. Nel suo diario, alla data del 9 settembre, Goebbels cita questa osservazione di Hitler: «Se avessimo 15, 20 divisioni intatte e di prima classe da gettare in Oriente, ci riuscirebbe senza dubbio di battere e respingere i sovietici. Ma queste 15, 20 divisioni oggi dobbiamo purtroppo impiegarle nel fronte italiano». In altre parole, i tedeschi si trovarono a scegliere: o sguarnivano pericolosamente il fronte orientale o abbandonavano il teatro italiano. Scelsero la prima ipotesi, che consideravano evidentemente meno nociva. Ma proprio dall'alto costo che consapevolmente pagarono si vede che altro non potevano fare.

Fatale conseguenza
Per intendere fino in fondo il senso di quello che avvenne, bisogna dunque considerare che la penetrazione tedesca con forze tali da neutralizzare facilmente l'esercito italiano fu una fatale conseguenza del 25 luglio, e del tentativo di portare l'Italia fuori dal conflitto, che ne era all'origine. Tentativo irrealizzabile, comunque e da chiunque fosse stato attuato. L’Italia non poteva uscire dalla guerra se non arrendendosi senza condizioni, (la formula inconditional surrender era fin d'allora ben nota) e quindi consegnando il suo territorio agli angloamericani: cosa, questa, che i tedeschi non potevano consentire senza suicidarsi. D'altra parte, è chiaro che la destituzione di Mussolini e la liquidazione del regime fascista trovano spiegazione -anche se non giustificazione- solo con il proposito di deporre le armi, o meglio di passare nel campo avverso: l'idea di un'Italia antifascista che prende il posto di quella fascista accanto alla Germania e contro gli occidentali è tanto grottesca che non si può nemmeno prendere in esame.

Da Tarvisio a Bologna
In questa prospettiva si vede bene che il 25 luglio conteneva già l'8 settembre, e che dunque al primo, e non al secondo, va fatta risalire l'origine di quello che De Felice definisce «vizio d'origine della Repubblica», e Galli della Loggia «morte della Patria». Si può obiettare che Badoglio avrebbe potuto fermare i tedeschi prima che varcassero i confini, e che se lo avesse fatto, nulla di irreparabile sarebbe avvenuto. Ma il nuovo governo si costituì nella giornata del 26, tenne la sua prima riunione il 27, e solo allora prese i primi elementari provvedimenti relativi alla sua stessa struttura, e al nuovo corso della vita nazionale. Nel frattempo, tutti i valichi di frontiera, a nord, a occidente e a oriente erano già in mano ai tedeschi, e una rilevante forza era passata al di qua delle Alpi.
Nei documenti e nei memoriali, del resto, nessuna traccia o indizio lascia supporre che Badoglio e i suoi collaboratori abbiano in qualche modo tentato, o almeno pensato, di fermare o limitare l’irruzione tedesca. La loro sola preoccupazione -per quanto incredibile possa sembrare- era quella di non compiere nessun gesto che potesse scoprire il loro gioco e indurre i tedeschi a sospettare di loro. Come se non fosse evidente, da quel che i tedeschi stavano facendo, che già avevano capito o almeno intuito tutto. Eppure, ancora il 17 agosto, in una riunione al Quirinale, si decise di mantenere intatto il dispositivo contro gli angloamericani, e di prendere verso i tedeschi solo quei provvedimenti «che non avessero potuto apparire provocatori».
Non occorre qui ripetere quello che più volte è stato scritto, e dalle fonti più diverse, sui due convegni di Tarvisio e di Bologna (rispettivamente il 6 e il 15 agosto) in cui i rappresentanti di Badoglio tentarono di convincere i tedeschi a riunire le loro forze nel sud, lasciando il nord, e le vie di comunicazione, in mano italiana: tentativo talmente scoperto da rasentare quella pennellata di grottesco che sempre accompagna la tragedia. Come poi scrisse Kesserling, le sempre più insistenti richieste italiane «non potevano avere altro scopo che quello di concentrare le divisioni tedesche nell’Italia meridionale, per poterle consegnare agli alleati al momento della capitolazione». Così i tedeschi le valutarono, e in seguito a questo disposero le loro contromosse.
Alla fine di agosto, Rommel schierò le sue forze in parte a semicerchio intorno a La Spezia, in parte nella Venezia Giulia e sui valichi degli Appennini. Kesserling dispose due divisioni in Calabria, tre in Campania, una in Puglia, due presso Roma. La trappola pronta a stritolare l'esercito italiano era montata, senza che nessuno se ne desse pensiero. A tutti i comandi tedeschi era stato comunicato un piano che dovevano mettere in funzione appena avessero udito per radio la parola "Acse". Da parte italiana c'era una "memoria 44", che i comandanti d'Armata lessero per sommi capi ai comandanti di Corpo d'Armata, senza nemmeno permettere che prendessero appunti. La "memoria" sarebbe dovuta entrare in funzione appena giunto un fonogramma di conferma, che Roatta diramò l'l1 settembre da Brindisi, quando l'esercito italiano non esisteva più. La parola "Acse", invece, attraversò l'etere la sera dell'8 settembre, appena si seppe dell’armistizio. I tedeschi, dai minimi gradi ai più alti, sepevano quel che dovevano fare. E, come il generale Feuerstein la sera del 25 luglio, erano i soli a saperlo.


STORIA VERITÀ 

                                                                                                                                                       

sabato 20 agosto 2016

STRATEGIA DELLA TENSIONE…GLOBALE!


STRATEGIA DELLA TENSIONE…GLOBALE! : l’ignobile pratica del cosiddetto “occidente democratico” per mantenere il potere!

 

   

cani da guardia degli usa

                                     (…OGGI NEL MONDO!

                                                                                                  
Lo abbiamo già sperimentato e continuiamo a farlo quotidianamente sulla nostra “italica” pelle, già dilaniata da una guerra civile, da decenni di lotte politiche intestine e da una ufficiosa guerra mai dichiarata agli italiani dal potere politico ufficiale di quello che impropriamente viene definito “lo stato”, tutti fattori che hanno favorito la dissoluzione dell’avvenire per il nostro popolo. In un contesto simile, le potenze esterne che hanno provocato e stabilizzato una tale tensione perenne, possono fare ciò che vogliono. Una tattica che, a partire dall’ultima guerra mondiale, ha generato “frutti avvelenati” che perdurano e che si espandono. Tale tattica si è “evoluta” ed estesa durante la “guerra fredda”,  con la cosiddetta “strategia della tensione”- non più solamente  “divide et impera” ma piuttosto terrorizza… deinde impera“ –  coinvolgendo le nazioni dell’Europa, al di là e al di qua della “cortina di ferro”, per garantire l’egemonia plutocratica e gli equilibri congeniali al cosiddetto “occidente democratico”. Oggi siamo arrivati alla versione 3.0., l’ulteriore sviluppo, su scala globale e trasversale, di questa diabolica strategia che, pur prendendo nomi diversi, ed utilizzando manovalanza differente, rimane fedele a se  stessa, animata dai medesimi soggetti di sempre, quegli stessi “pupari” che reggono i fili del tragico gioco da decenni (vedere http://www.youtube.com/watch?v=RjIQfBwrIxw ). Naturalmente, tutti gli  attori principali sulla scena internazionale si avvalgono della “logica del doppio standard”, coniata dagli anglo-americani (e dai loro alleati israeliani!). Chi con successo, come i paesi del cosiddetto “occidente democratico” guidato dall’organizzazione terroristica che ha per nome N.A.T.O, chi con successi alterni, ovvero i paesi dell’ “est” e del medio-oriente che gravitano attorno ad essa. Tale strategia mette al primo posto gli esclusivi interessi economici del moloch demo-plutocratico mondialista. Tutto il resto, vite umane, dignità dei popoli, interessi nazionali a medio e lungo termine che non si riducano al lucro di pochi speculatori, non conta nulla. Egemonia plutocratica, ecco la vera parola d’ordine di chi ciancia ai quattro venti di libertà. In nome dell’egemonia il mondo può anche essere, e di fatto viene, distrutto, come ci stanno chiaramente dimostrando.
Recentemente la cosiddetta “Unione Europea” è stata teatro di numerosi “attentati”, evidentemente preparati dalla intellighenzia della N.A.T.O. (lo stile ormai è inconfondibile…sebbene faccia un po’ retrò…Anni 70). La dinamica è davvero surreale. A Nizza, sul lungomare pieno di gente, un cosiddetto “pazzo” prende un TIR ed investe i passanti facendo una strage. Successivamente, un altro “pazzo”, in uno sperduto centro commerciale tedesco, entra armato di tutto punto e spara sui clienti. La terza volta, sempre in Francia, crepa invece un religioso Cristiano a Rouen, un prete, mentre dice Messa.
Ebbene, in ognuno di questi attentati, con un pizzico di attenzione, è possibile notare delle assurde incongruenze. A Nizza, il conducente “folle” del TIR dichiara di dover consegnare dei gelati, si “scoprirà” dopo che, in realtà, il camion era carico di armi giocattolo (!!!), ma nessuno controlla né il carico né il contenuto della bolla di trasporto e così, in fiducia, si fanno passare autista e camion, che entra indisturbato in una zona pedonale interdetta al traffico. In pratica, gli viene fatto largo senza problemi proprio da chi sarebbe stato preposto a sorvegliare l’incolumità pubblica in una manifestazione ad alto rischio di attentati (ricordiamo che era il 14 luglio, festa nazionale in Francia!)…risultato, più di 80 persone morte! In Germania, invece, lo “psicolabile” di turno (?) entra in un centro commerciale, armato di tutto punto, manco fosse “Rambo” e spara con assoluta precisione, come quella di un cecchino addestrato (!), ammazzando gli astanti senza difficoltà alcuna. A Rouen, nella chiesa di Sant’Etienne, due tagliagole entrano indisturbati, pur essendo quella dichiarata “zona rossa” (a causa di una risaputa presenza di wahabismo islamico nell’area in questione) e trucidano un prete… si sa, gli Alleati hanno avuto sempre il pallino, pur senza alcuna cognizione al riguardo, di bandire la loro personale “crociata”… senza voler ripetere le più recenti fesserie dell’ex presidente Bush junior sullo scontro di civiltà tra cristianesimo ed islam, qualcuno ricorderà forse che già il comandante in capo degli eserciti “pluto-democratici” anglo-americani nella Seconda guerra mondiale, Dwight D. Eisenhower, scrisse di “Crociata in Europa” per descrivere la propria campagna militare contro Germania e Italia !
 Se qualcuno volesse entrare nel dettaglio di tali misfatti, scoprirebbe la fallacia e soprattutto la menzogna della “versione ufficiale”. Ormai è acclarato (sempre per chi vuole vedere), che il cosiddetto IsisDaesh risulta essere una creazione politica artificiale totalmente statunitense. Tralasciando che il solito “osservatore non distratto” potrebbe far non sommessamente notare che il suolo degli Stati Uniti risulta “magicamente” assente negli obiettivi primari dei “terroristi islamici” (domandarsi “perché” non  sarebbe peregrino), sicuramente fa riflettere che, invece, le minacce arrivino alla Russia ed al suo presidente Putin (Cfr. a. e. qui: http://www.maurizioblondet.it/perche-daesh-vuole-killary-presidente-katz/ ), ma non ad H. Clinton… e nemmeno a O-babà!
Daesh è stato “creato” come “milizia armata” della Fratellanza Musulmana (movimento wahabita) diretta protagonista delle cosiddette “primavere arabe” di importazione occidentale, ovvero quegli atti sovversivi che hanno portato alla guerra di “tutti-contro-tutti”, cancellando la sovranità e l’idea stessa di Stato in Libia, Iraq, Siria, con una “puntatina” in Egitto; ma in questo caso Morsi, il destituito presidente Fratello Musulmano, non ha trovato terreno idoneo, poichè l’Esercito Egiziano ha un controllo totale sulla nazione ed ha puntato i piedi, visto che non voleva ridurre l’Egitto a una Siria peggiorata. Obama ha dovuto accettare il “niet”, e mantenere la carta del “governo militare” in quel delle Piramidi (solita tattica del “doppio standard”). L’ideologia di Daesh è quella wahabita, presente negli Emirati, in Arabia Saudita, in Qatar… gli alleati “storici” N.A.T.O. nella penisola araba. Così, con il caos creato dal cosiddetto Isis, l’ “alleanza” degli Stati Uniti si è solo rafforzata e di fatto “estesa” ad aree che le erano prima precluse; i Sauditi, con l’aiuto della Turchia di Erdogan (l’altro pilastro della N.A.T.O. in medio-oriente che sta attuando oggi il doppio-standard con Putin, vista la richiesta di scuse e il “falso golpe” attuato recentemente, in virtù del quale gli è stato permesso di epurare tutti gli oppositori interni!!), stanno con ciò tentando l’allargamento della loro area di influenza egemonica. Di più, La teologia wahabita, non “pretende” di arrivare a estendere il proprio territorio “oltre” i teatri di guerra attuali. Si capisce, così, anche perchè ad Israele faccia molto comodo che l’Isis-Daesh cacci Bashar al-Assad, suo ultimo rivale storico nell’area. E si capisce perché al riguardo Israele abbia aiutato Daesh in tutti i modi. A farne le spese, ovviamente, sono i popoli di Siria e Libano, poiché vere vittime innocenti di una “guerra civile” fasulla, in quanto provocata e foraggiata a tavolino dalla N.A.T.O. e combattuta per mezzo di milizie mercenarie straniere al suo guinzaglio.
Riassumendo i fatti, inserendoli nella cornice politica di cui abbiamo appena discusso, allora non risulta affatto illogico, ma anzi logicissimo, che a Nizza il governo francese abbia chiesto alla polizia locale di mentire, per coprire non la chiusura di un solo occhio, ma di tutti e due, riguardo l’ “attentatore camionista” ( Cfr. qui: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/nizza-capo-sorveglianza-governo-ci-disse-mentire-1288647.html?mobile_detect=false ). E non è affatto incredibile che, fatalità, lo stesso giornalista che prima ha filmato il video della strage di Nizza, si sia trovato, poi, casualmente (vedete i casi della vita!) in Germania, sul luogo del misfatto poco prima che il qualificato dai media (servi del sistema!) come “pazzo”, iniziasse a sparare a colpo sicuro (guardate questi “pazzi” come sono “evoluti”: sparano con precisione, usando armi in dotazione all’esercito!), e addirittura si sia piazzato proprio davanti all’entrata del centro commerciale con il suo telefonino, pronto a filmare la scena !!! E non ci pare nemmeno casuale che alcuni testimoni della strage tedesca, abbiano detto di aver sentito gli spari provenire da direzioni differenti, segno che il  cosiddetto “pazzo evoluto” non era solo… e che, ovviamente, tali testimoni siano stati silenziati, risulta ancor meno strano (Cfr. qui: http://www.informarexresistere.fr/2016/07/25/lo-stesso-giornalista-che-ha-fatto-il-video-a-nizza-era-anche-a-monaco/ ) !! E non  appare più incredibile, poi, che gli altri cosiddetti “pazzi” che hanno trucidato il prete francese, siano stati rilasciati dalle “autorità francesi” proprio prima dell’attentato, nonostante fossero mercenari di Daesh, tornati alla base (evidentemente richiamati per mettere in atto quanto abbiamo visto. Si veda qui: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/francia-due-squilibrati-entrano-in-chiesa-e-sgozzano-un-prete-l-isis-rivendica-l-attacco_3022393-201602a.shtml ). Per chi, come noi fascisti, ha il coraggio di guardare in faccia la realtà dei fatti senza ipocrisie ed infingimenti e chiamare le cose col proprio nome, è ormai evidente che è il potere costituito a volere che il terrore si diffonda tra la gente; è palese che il ruolo dei presunti “folli” terroristi sanguinari del cosiddetto Isis (semplici burattini criminali nel ruolo di utili idioti del sistema antifascista, come a suo tempo lo furono i neofascisti ed i brigatisti rossi) sia quello di alimentare scientemente e volutamente l’attuale versione aggiornata della “strategia della tensione”, attraverso l’utilizzo di attentati contro la popolazione civile, orchestrati occultamente dal sistema demo-pluto-massonico che si cela dietro l’Unione Europea ed i suoi satelliti-vassalli rappresentati dai vari parlamenti nazionali spodestati ormai di sovranità effettiva, al fine di portare la gente a rivolgersi allo stesso sistema, accettando così di barattare parte della propria libertà, sacrificata in virtù di uno stato di emergenza creato proditoriamente in modo premeditato, in cambio dell’apparente sicurezza e del quieto vivere nella vita di tutti i giorni…è proprio questa l’ignobile pratica democratica che la N.A.T.O. attua da più quarant’anni al fine di perpetuare il proprio potere sulla pelle dei popoli europei, a cominciare dall’Italia (come testimonia nel video riportato in precedenza Vincenzo Vinciguerra, uno dei carnefici/vittima degli Anni 70, ascoltate quel che dice dal minuto 3:06 al minuto 4:28) e che adesso ha esportato ovunque nel mondo!
Stante la presente situazione, non ci stupisce affatto di leggere nelle mail della “signora Clinton” (Cfr. qui http://sadefenza.blogspot.it/2016/06/le-mail-della-clinton-affermano.html ), che la posizione “segreta” (si tratta ovviamente del segreto di pulcinella!) della “amministrazione O-babà” sia esattamente quella iniziata all’insediamento del presidente americano “nobel per la pace” (!!!): ossia, favorire, armare e addestrare l’Islam wahabita rappresentato dal cosiddetto Isis (come un tempo fecero con i neofascisti ed i brigasti rossi!)… ufficialmente “solo” per cacciare Assad ed “esportare la loro democrazia”, facendo così un favore ad Israele!… mentre ufficiosamente… come stiamo osservando… beh! da cosa nasce cosa, ed un giocattolo dall’uso versatile, come gli idioti criminali del cosiddetto Isis, evidentemente fa comodo ai “salvatori del mondo” a stelle e strisce, poiché si presta ad “applicazioni pratiche” svariate! Tanto, i morti ammazzati sono pedine sacrificabili sull’altare della loro libertà democratica… a lor signori pluto-massoni non importa un tubo della vita di milioni di persone! Fatalità, proprio coloro che dicono pubblicamente di “esaltare l’individuo”, dimostrano da sempre il più indicibile disprezzo per la vita di milioni di esseri umani!
IlCovo

                                                                                                                                                      

giovedì 18 agosto 2016

C’è qualcosa di peggio di Renzi? Si: la sinistra Pd


C’è qualcosa di peggio di Renzi? Si: la sinistra Pd

di Aldo Giannuli -
C’è qualcosa di peggio di Renzi? Si: la sinistra Pd
Fonte: Aldo Giannuli
Dopo la strage di Nizza e quello che sta succedendo in Turchia, ci si sente male a commentare quel che fa la folla di omuncoli che occupano il nostro palcoscenico politico: Verdini, Alfano, Renzi, Salvini, Speranza, Bersani… C’è una sproporzione inaudita fra le tragedie planetarie che si stanno consumando e che ne preannunciano di altre e più gravi e l’infinita piccolezza dei nostri cialtroncelli di regime.  

Ma, tant’è, tocca occuparcene perché se assai piccola è la statura dei nostri uomini di governo, grandi e pesanti sono i danni che rischiano di produrre e che, in parte, stanno già producendo. E dunque, mestamente, veniamo ai problemi di casa.
In primo luogo devo chiedere scusa per il pezzo di giovedì scorso  che non teneva conto delle dichiarazioni di Renzi contro l’ipotesi di spacchettamento e che accennava alla data del 6 novembre come data per il referendum. Il pezzo, come spesso mi accade in questo periodo in cui sto ultimando un libro che uscirà in settembre, è stato scritto il venerdì precedente e, quindi, con notevole anticipo sul giorno delle dichiarazioni in questione. Chiedo scusa, ma so che mi capirete se dico che è difficile cantare e portare la croce.
Dunque referendum il 6 novembre o giù di lì, e , a quanto pare, referendum singolo: Renzi è il più intelligente dei renziani e capisce che l’ipotesi spacchettamento è una fesseria che non sta in pieni né sul piano pratico né su quello logico e tantomeno su quello costituzionale. D’altra parte è stata una idea dei radicali (che quando si tratta di far danno alla democrazia sono sempre in prima fila) e di Bersani che ha perso un’altra magnifica occasione per tacere.
Che poi il referendum si faccia davvero il 6 novembre non sarei così sicuro, soprattutto per il rischio che si sovrapponga la crisi delle banche e magari l’ipotesi spacchettamento torna utile non per essere attuata, ma per fare manfrina fra Cassazione e Corte Costituzionale e guadagnare due o tre mesi di tempo, poi chi vivrà vedrà.
In questo quadro fosco di drammi internazionali e di scenari interni assai preoccupanti, la sinistra Pd trova il modo di farci ridere, nostro malgrado, con una proposta elettorale semplicemente indecente. La riforma, presentata da quel raro talento di Speranza, prevede l’elezione dei deputati in 475 collegi uninominali a turno unico e 12 eletti all’estero con sistema proporzionale. Gli altri 143 seggi vengono così assegnati: 90 alla prima lista o coalizione, fino a un totale massimo di 350 deputati; 30 alla seconda lista o coalizione; 23 divisi tra chi supera il 2% e ha meno di 20 eletti.
Cioè: eliminiamo il doppio turno perché se no vince Grillo, facciamo i collegi uninominali perché abbiamo più possibilità di battere Grillo, e ci accaparriamo così la maggioranza dei seggi. Poi, come se non bastasse, ci aggiungiamo altri 90 seggi, ma solo sino ad un massimo di 350, badate bene: ben 4 in meno del premio previsto dall’Italicum, 30 li diamo alla seconda lista (sperando che sia la destra e non il M5s) e 23 li distribuiamo come mancia fra quelli che, avendo superato la clausola di sbarramento del 2%, abbiano avuto meno di 20 seggi così una lista che magari ha avuto il 18% ma solo 15 seggi uninominali, piò anche arrivare ad averne 23-24 (una mancia non si nega a nessuno). E se non ci sono liste con più del 2% e meno di 20 seggi? In quel caso i 23 seggi li ridistribuiamo fra le due prime liste, ma se poi la prima lista ha già 350 seggi, li siamo alla seconda, tanto non cambia molto.
Cioè un metodo maggioritario con correzione maggioritaria e clausola di sbarramento. L’Italicum è molto meno disrappresentativo: in fondo, quello che avanza da quel che va al vincitore, lo distribuisce proporzionalmente fra tutti quelli che superano la soglia di sbarramento.
Naturalmente, questo superbo metodo elettorale che non ha eguali nel mondo (da nessuna parte si somma il maggioritario uninominale, il premio di maggiorana e la clausola di sbarramento, ma con la mancia finale) avrebbe il dono di far superare tutti i dubbi sulla riforma costituzionale e la “sinistra Pd” potrebbe lietamente aiutare Renzi a vincere!
E ci vogliono imbrogliare? A Lecce dicono: “Io e te, ad un altro, si. Tu a me no”.
Poi la ciliegina sulla torta: Speranza dice che l’uninominale aiuterebbe a colmare il divario fra eletti ed elettori perché si restituirebbe agli elettori la possibilità di scegliere il rappresentante: come dire che, al ristorante ti presento una lista con un solo piatto e ti dico: “scegli!”.  Ma Speranza è cretino o pensa che siano cretini tutti gli altri? Secondo me fa il doppio gioco…
Neanche a dirlo il sistema è anche tecnicamente fatto in modo sbagliato, per cui può produrre risultati assolutamente controintuitivi. Ad esempio, assegnare la maggioranza al secondo e non al primo: se una lista, prevalendo di un solo voto per collegio, si accaparra 316 seggi ha già la maggioranza e, anche se il suo concorrente ottiene più voti nazionali, con tutto il premio dei 90 seggi, perde. Oppure può benissimo darsi che per la distribuzione del voto, nessuno abbia la maggio ranza assoluta perché la lista A ottiene 200 seggi uninominali, più i 90 del premio (= 290) la lista B altri 200 (+ 30= 230) e gli altri 75 seggi uninominali vadano alla lista C ed ai minori che si prendono anche i 23 seggi di mancia.
Risultato: nessuno ha la maggioranza per governare e, per di più abbiamo realizzato il sistema più disrappresentativo del mondo. Un capolavoro di ineguagliata grandezza!
Questi della sinistra Pd (che non si capisce a nome di chi parlino e chi rappresentino) sono degli stalinisti andati a male per overdose di opportunismo e se sono “sinistri” lo sono nel senso di “loschi”.
Il giorni in cui Renzi li sterminerà sino all’ultimo con ferocia turca, io applaudirò freneticamente. Anche alla disonestà intellettuale occorre mettere un limite, soprattutto quando viene da persone intellettualmente ipodotate.
                                                                                                                                                          

lunedì 15 agosto 2016

ECHELON - (Siamo liberi!)

ECHELON

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Echelon è un sistema di sorveglianza e intercettazione satellitare adottato dagli Stati Uniti per il controllo globale delle comunicazioni via e-mail, telefono, fax, e telex.
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La struttura, nel suo insieme, si avvale di installazioni e insediamenti in varie parti del globo, ma la gestione ed il controllo è di pertinenza americana, ed è in particolare sotto la responsabilità della NSA (Agenzia di spionaggio) e del segretissimo NRO statunitense (National Reconnaissance Office).
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I centri di elaborazione dati terrestri si trovano in Gran Bretagna (a Menwith), in Australia (a Pine Gap) e in Giappone (a Honshù), oltre che sull’isola di Ascensione nell’Oceano Atlantico.
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La rete di telecomunicazioni mondiale è tenuta sotto controllo da Echelon per monitorare governi, organizzazioni, aziende, gruppi, ed individui in ogni parte del globo.
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In pratica, qualsiasi comunicazione tra le persone è sottoposta a continua sorveglianza ovunque e in qualsiasi momento nel mondo intero.
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Le varie strutture che nel loro insieme compongono l’ossatura di Echelon, sono differenziate per controllare sia i satelliti di comunicazione che i network, oppure le radio, legando tra loro l’immensa mole di dati, e filtrando tutto ciò che può avere una qualsiasi rilevanza.
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Ciò avviene tramite la ricerca di “parole chiave” precedentemente inserite, che leggono in tempo reale i milioni di messaggi presenti in rete, estrapolando “l’ago nel pagliaio” scelto come target dall’intelligence di Echelon.
E’ oramai di dominio pubblico il fatto che anche Margareth Thatcher si avvalse dell’uso di Echelon, nel 1983.
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La “lady di ferro” inglese, all’epoca Primo Ministro del Regno Unito, chiese la collaborazione del NSA per intercettare le comunicazioni di due suoi ministri, allo scopo di controllarne l’operato.
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Risulta quindi evidente come l’uso spregiudicato di questo “grande orecchio” possa diventare un pericolo per la democrazia.
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Il monitoraggio permanente di “obiettivi” non solo militari, che risultano essere primari a seconda delle diverse circostanze contingenti,  può diventare per chi ne detiene il controllo, un utile mezzo per poter manipolare popolazioni intere, insieme alle loro politiche, sia sociali che economiche.
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Le informazioni commerciali che Echelon filtra attraverso l’analisi dei dati europei sono gestite da un centro situato in Inghilterra, a Menwith, nello Yorkshire, in cui lavorano migliaia di statunitensi e britannici.
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Venticinque enormi globi bianchi, puntati verso il cielo, costituiscono l’apparato ricevitore del flusso di comunicazioni catturati nell’etere e analizzati dai potenti computer della struttura, costituendo il punto di ascolto più efficiente e sofisticato del mondo intero.
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Lo spionaggio industriale e commerciale, che fa parte delle attività del personale anglosassone impiegato nella base echelon, va a tutto vantaggio delle imprese statunitensi, a danno di quelle europee ed asiatiche.
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Parecchi rapporti sono stati presentati finora per chiedere maggiore chiarezza su inquietanti analogie tra presenze americane in Europa, e nella stessa Italia, e il loro coinvolgimento nell’uso di echelon.
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Da un articolo di Gian Antonio Orighi, collaboratore della “Stampa” da Madrid, si evince che l’Unione europea è già stata informata del fatto che la base americana di San Vito dei Normanni, in Puglia (chiusa nel 1994), fu utilizzata fin dal 1964 per le intercettazioni ad alta frequenza, insieme a Inghilterra e Turchia.
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In Italia si trova anche la più grande struttura civile per le telecomunicazioni al mondo : la stazione base Iridium del Fucino.
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La sua posizione strategica permette di “coprire” il continente europeo e le regioni limitrofe e gestisce quindi la fornitura dei servizi IRIDIUM in Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Danimarca, Isole Faroe, Francia, Jugoslavia, Liechtenstein, Lussemburgo, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Malta, Monaco, Paesi Bassi, San Marino, Slovenia, Svizzera, Città del Vaticano.
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Come membro dell’Unione europea, come dovrebbe comportarsi IRIDIUM ITALIA nel caso che eventuali intercettazioni venissero chieste alla base del Fucino ?
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I cittadini rischiano di vedere autorizzate le intercettazioni satellitari dei propri dati, in barba al diritto alla privacy ?
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Che differenza ci sarebbe con Echelon ?
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Probabilmente ci dovremo difendere avvalendoci dell’uso della criptazione per le nostre comunicazioni.
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Oggi, in circa una trentina di Paesi si sono sviluppati sistemi simili ad Echelon, allo scopo di contrastare le incessanti violazioni compiute per fini commerciali dagli anglo americani, per mezzo del “grande orecchio” .
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Francia e Germania hanno un sistema attivo su scala internazionale.
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Parigi, in particolare, grazie ai suoi satelliti e le stazioni di ascolto situate nei suoi possedimenti in Nuova Caledonia, a Tahiti, e negli Emirati Arabi Uniti, ha sviluppato una rete capillare denominata ironicamente come “Frenchelon”.
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La Danimarca ha una sua rete di spionaggio elettronico non lontano da Copenaghen e un’altra nel nord del paese a cui vorrebbero fare riferimento anche norvegesi e svedesi.
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Il risultato di tutto ciò, oltre allo spionaggio commerciale e industriale, e all’elaborazione di strategie finanziarie tanto concorrenziali quanto sleali, è che milioni di cittadini incensurati e inconsapevoli, sono schedati elettronicamente.
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Ogni persona ha un suo fascicolo in cui viene documentato tutto ciò che lo riguarda, dalle credenze religiose a quelle politiche, fino alle attività professionali e a quelle ludiche.
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Una vera e propria sorveglianza, a nostra insaputa, che mette e a disposizione degli apparati e dei servizi segreti statali qualsiasi informazione che ci riguardi.
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Intercettare, controllare, catalogare, e archiviare i dati che riguardano la vita delle persone è un vero e proprio abuso, una violazione di quei diritti umani che costituiscono i mattoni su cui poggia la democrazia stessa.
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Il prossimo passo dei “poteri forti” sarà quello di impiantare un micro-chip sotto la pelle di ognuno di noi ?
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Le informazioni desunte dall’ascolto del “grande orecchio” che sono già in possesso di coloro che le gestiscono, rappresentano una vera e propria arma, utilizzata a seconda delle priorità, o nascosta appositamente se necessario.
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Sono certo che molti dei “misteri” non solo italiani troverebbero facile spiegazione se solo gli archivi di Echelon rivelassero quanto nascosto negli archivi dei loro potenti computers.
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Le stragi avvenute nel nostro Paese, come quelle dell’Italicus, di Piazza Fontana, di Brescia, o quella di Ustica, così come i misteri irrisolti legati alle Brigate rosse e nere, hanno sicuramente lasciato tracce nelle inevitabili comunicazioni intercorse tra gli attori dei rispettivi eventi.
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Se fino ad oggi non sono state condivise da Echelon le informazioni estrapolate al riguardo, evidentemente esiste una regia occulta che ne proibisce la divulgazione.
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I servizi segreti, evidentemente, e il Ministero dell’Interno, non hanno interesse a che si arrivi a fare chiarezza sugli aspetti che da decenni sono ancora avvolti da un impenetrabile mistero.
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Viene da chiedersi come mai…
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Forse che si verrebbe altrimenti a scoprire il coinvolgimento stesso dello Stato in strategie politiche dal sapore amaro ?
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Chissà … in questi casi, forse, anche il “grande orecchio” fa finta di non sentire … !
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Dissenso
 
                                                                                                                     
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