martedì 26 dicembre 2017

PISTOLESI ANGELO, 40° anniversario


PISTOLESI ANGELO, 40° anniversario 


Nei prossimi giorni ricorre il 40 °anniversario del sacrificio del giovane Angelo Pistolesi militante dell'idea nazionale e popolare .
L'omicidio delle bande armate comuniste che operavano indisturbate nel Paese avveniva nell'ambito delle loro operazioni terroriste su scala nazionale. In quegli anni violenti la guerriglia causó molte centinaia di morti e feriti attraverso migliaia di attentati col fuoco, le bombe e gli assassinati. Le attivitá delittive beneficiavano della incapacitá delle autoritá di governo che forse era segretamente sottoposto alla inoperanza . Di fatto il governo della nazione era tacitamente piegato al programma strategico della “ destabilizzazione stabilizzante “ impiantato dalla intelligence USA per mantenere l'Italia nell'ambito del Patto Atlantico . I terroristi comunisti - di ispirazione trozchista - all'inizio operavano con assassinati e guerriglia diffusa al fine di pregiudicare elettoralmente il PCI ( allineato con Mosca ) che minacciava con, l'aiuto della DC allo sbando, la realizzazione del progetto del ” compromesso storico”. Una volta superata la fase elettorale , con il fallimento dell'ingresso del PCI al governo del Paese, il terrorismo ( ideologicamente trozchista e storicamente avverso al comunismo sovietico )continuava per altri dieci anni la sovversione seminando sangue e terrore. La diffusione del pensiero antifascista costituiva il collante educativo e mobilitante tra i giovani nelle scuole come nelle Universitá per indurli infine alla violenza e all'assassinio degli avversari. Si trattava, infatti, di una intossicazione culturale installata ad arte nelle menti dei piú giovani che si manifestava come una ubriacatura di massa atta a produrre terrore , panico , dolore e tragedie nella societá . Gli ex alleati e consoci di Yalta nel 1945 dopo la spartizione dell'Europa in zone di dominio politico militare passarono dalla guerra fredda alla guerra rivoluzionaria . Negli anni settanta del secolo passato decisero di confrontarsi in Italia attraverso l'impiego dei propri servizi di intelligenza che manovravano sul nostro territorio partiti, sindacati, mezzi di informazione, enti culturali,etc. Con la necessitá della promozione di una coscienza “ democratica “, tra i partiti contrapposti ( e per fini elettorali ) capitalisti e comunisti consumarono la loro guerra vile e assassina provocando innumerevoli e rilevanti danni nel tempo al popolo italiano.

IN MEMORIA DEI CADUTI PER L'ITALIA
Angelo Pistolesi sará sempre presente nella nostra memoria assieme a tutti i caduti per l'Italia vittime della follia assassina dei comunisti. Angelo assieme agli altri sacrificati compartiva il credo ideale dell'amore per la Patria , la fede nella giustizia sociale e la speranza nei valori della vita. La sua scomparsa avveniva a Roma il 28 dicembre del 1977 con armi da fuoco sotto la sua abitazione alle prime ore dell'alba mentre si recava al lavoro. Il giovane dirigente della Sezione del MSI-DN del quartiere della Magliana -Portuense era sposato e padre di due bambine. L'omicidio veniva rivendicato dai terroristi rossi attraverso chiamate telefoniche alla stampa ove annunciavano il lascito di messaggi firmati a Milano come a Roma.
Gli autori di quell'omicidio non vennero mai ricercati dalle autoritá preposte all'ordine pubblico , mai si ebbe conoscenza della minima evoluzione delle presunte indagini di polizia criminalistica e giudiziaria. La morte violenta di un cittadino era cosa di non rilevante importanza e la non curanza dell'accaduto costituiva una ulteriore prova di assenza delle forze dell'ordine. La libertá di azione di cui disponevano i terroristi poteva – pertanto - permettere di prefigurare all'orizzonte il dramma che stava per abbattersi nella cittá di Roma , a soli 10 giorni dalla morte di Pistolesi, sulla societá politica di ispirazione nazionale. Un eventuale e possibile intervento delle forze di Polizia, a suo tempo, avrebbe forse potuto scongiurare, frenare la onda assassina che i terroristi scatenarono con l'eccidio di Via Acca Larentia il 7 gennaio del 1978. Nella circostanza della strage venivano uccisi i giovani del MSI-DN nella Sezione del Tuscolano : Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Il dolore che aveva colpito la intera Cittá fu la causa di ulteriori sequele nell'ambito delle famiglie dei giovani sventurati. Mai alcuno degli assassini venne assicurato alla Giustizia.Il sacrificio dei caduti per la difesa della libertá costituisce, oggi, un mónito per le nuove generazioni.
VERITA'. GIUSTIZIA.MEMORIA.

                                                                                                                                                 

martedì 19 dicembre 2017

Scrivere "Bastardi islamici" non è reato

18/12/2017 13:38

Scrivere "Bastardi islamici" non è reato

Assolto il direttore Maurizio Belpietro per questo titolo dopo la strage di Parigi: nessuna offesa alla religione musulmana

Scrivere "Bastardi islamici" non è reato

Nessuna “offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone" nel titolo “bastardi islamici” con cui il quotidiano Libero aprì la prima pagina del 13 novembre di due anni fa.
Lo ha deciso di tribunale di Milano, che ha così assolto <perché il fatto non sussiste> Maurizio Belpietro, all’epoca dei fatto direttore proprio di Libero e ora invece alla guida del quotidiano La Verità.
Quel titolo venne pubblicato in testa alle cronache della strage di Parigi, opera per l’appunto di fondamentalisti islamici, e provocò la solita ridda di proteste da parte della sinistra radical-chic
Il giudice monocratico Anna Calabi ha escluso anche l’aggravante dell’odio razziale a carico di Belpietro. «Non so quale siano le motivazioni con cui sono stato assolto – ha commentato subito dopo la sentenza lo stesso Belpietro. Immagino che il giudice abbia ritenuto che ciò che ho spiegato in aula e che io ho sempre detto è assolutamente fondato, ossia che non c’era alcuna intenzione di offendere e di sostenere che tutti gli islamici sono bastardi».
Per il pm Piero Basilone, quel titolo era invece una «espressione che ha generato grande frustrazione nella comunità musulmana» e così aveva chiesto una multa di 8300 euro a carico di Belpietro.
Nessuna “offesa a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone" nel titolo “bastardi islamici” con cui il quotidiano Libero aprì la prima pagina del 13 novembre di due anni fa.
Lo ha deciso di tribunale di Milano, che ha così assolto <perché il fatto non sussiste> Maurizio Belpietro, all’epoca dei fatto direttore proprio di Libero e ora invece alla guida del quotidiano La Verità.
Quel titolo venne pubblicato in testa alle cronache della strage di Parigi, opera per l’appunto di fondamentalisti islamici, e provocò la solita ridda di proteste da parte della sinistra radical-chic e l’indignazione sui social.
Il giudice monocratico Anna Calabi nell’assolvere il direttore ha escluso anche l’aggravante dell’odio razziale, evocata invece dal pubblico ministero, a carico dello stesso Belpietro. «Non so quale siano le motivazioni con cui sono stato assolto – ha commentato subito dopo la sentenza lo stesso Belpietro. - Immagino che il giudice abbia ritenuto che ciò che ho spiegato in aula e che io ho sempre detto è assolutamente fondato, ossia che non c’era alcuna intenzione di offendere e di sostenere che tutti gli islamici sono bastardi».
Per il pm Piero Basilone, quel titolo era invece una «espressione che ha generato grande frustrazione nella comunità musulmana» e così aveva chiesto una multa di 8300 euro a carico di Belpietro.
“Quando abbiamo fatto quel titolo ‘Bastardi islamici’ per noi era scontato che ci si riferisse ai terroristi, perché ‘islamici’ era aggettivo relazionale del sostantivo ‘bastardi’ e serviva a definire la matrice islamica degli attentati e non ho scritto, infatti, ‘bastardi musulmani’”, ha poi ulteriormente aggiunto Maurizio Belpietro, difeso dal legale Valentina Ramella, una specialista nelle cause che vedono coinvolti giornalisti.
 “La lingua italiana è chiara – aveva ribadito il direttore de La Verità anche davanti al giudice Anna Calabi – basta andare su Google e digitare ‘islamico’ e si può leggere ‘aggettivo’”, definendo le polemiche scatenate dal titolo come “strumentali”, “perché si cerca di far sparire il fatto che c’è qualcuno che ammazza in nome dell’Islam”.
Il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza, che si era costituito parte civile ed era stato ammesso dal giudice, aveva chiesto un risarcimento di 350mila euro e una provvisionale da 100mila euro. Ovviamente né l’uno né l’altro sono stati accordati dal giudice.

                                                                                                                                         

venerdì 15 dicembre 2017

L'antifascismo come abituale foglia di fico...

L'antifascismo come abituale foglia di fico
 per nascondere la crisi della sinistra italiana

di Mario Consoli

La presidenta della Camera Boldrini – grazie a Dio alla fine del suo mandato – nelle sue insistenti esternazioni continua a rivendicare i valori della Resistenza e dell’antifascismo indicandoli come i pilastri della nostra Costituzione.

Ebbene, nei 139 articoli che compongono la Costituzione italiana non appare mai – neppure una volta – la parola Resistenza, né la parola antifascismo.

Il termine «fascista» compare solo nell’appendice della Costituzione, quella intitolata «Disposizioni transitorie». Nella XII Disposizione transitoria che si compone di due commi.

Il primo recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».

Il secondo recita: «In deroga all’art. 48, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, sono stabilite limitazioni al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista».

Questo secondo comma, che passati i cinque anni previsti è evidentemente decaduto dal lontano 1952, è stato redatto dalle Commissioni della Costituente e dopo il dibattito in aula è stato regolarmente approvato dai deputati.

Il primo comma, che è tutt’ora valido e che è stato poi rafforzato dalla promulgazione della legge Scelba e che oggi si vorrebbe inasprire con la legge Fiano, invece non è stato redatto da nessuna Commissione e non è mai stato dibattuto dall’aula della Costituente.

Vediamo allora chi l’ha scritto e che strada ha percorso sino a finire dentro la XII Disposizione transitoria della nostra Costituzione.

Si tratta di un percorso molto interessante e istruttivo.

La frase «È vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista» fu scritta a Mosca, il 30 ottobre 1943, dai ministri degli esteri inglese, statunitense e sovietico.

Compare poi nell’art. 17 del Diktat di Parigi del 10 febbraio 1947 e fu sottoscritta da un servizievole Alcide De Gasperi – di ritorno da un viaggio in USA dove era andato a prendere ordini – col Decreto Legge 1430 del 20 novembre 1947.

La frase è stata infine calata d’autorità dentro la XII Disposizione transitoria della Costituzione.

La proibizione, quindi, di riorganizzare il disciolto partito fascista non è stata assunta dai rappresentanti del popolo italiano eletti in Assemblea Costituente, ma è stata imposta dalle nazioni che avevano vinto la Seconda Guerra Mondiale. 

E questa, in termini storici e politici, non è una questione da poco.

Sarà, a questo proposito, interessante ricordare che tutti i lavori della Costituente furono discretamente, ma continuamente, monitorati da una speciale Commissione Alleata di Controllo diretta dall’Ammiraglio Ellery Stone.

Questa Commissione era stata istituita dal generale Eisenhower il 10 novembre 1943, per controllare l’adempimento delle clausole dell’Armistizio dell’8 settembre firmato dagli anglo-americani e dal governo Badoglio.

Significativamente la Commissione cessò la propria attività in concomitanza con l’approvazione finale della Costituzione italiana, nel dicembre 1947.

È anche importante sottolineare il fatto che da molto tempo tutte le 18 Disposizioni transitorie della Costituzione sono superate, abolite o decadute.

Compreso quella relativa ai componenti di Casa Savoia il cui esilio è finito e dal 2012 possono tranquillamente scorrazzare su tutto il territorio nazionale. Il «pretendente al trono», il principe Emanuele Filiberto, ha persino cantato al Festival di Sanremo.

Tutte le Disposizioni transitorie, tranne il primo comma della XII. «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito fascista».

E questo nonostante nella Costituzione sia scritto con estrema chiarezza – negli articoli 21 e 49 – «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero» e «Tutti hanno diritto di associarsi liberamente in partiti».

Tutti, tranne i fascisti?

Quello dell’antifascismo rappresenta un gravissimo vulnus alla libertà che inficia tutta la realtà istituzionale italiana. Non era legittimo, con la scusa della passata esperienza dittatoriale, proibire il Partito Fascista e contemporaneamente legittimare il Partito Comunista, propugnatore della dittatura del proletariato, dei gulag, dell’eccidio di milioni di dissidenti, della pulizia etnica antitedesca nell’Europa Orientale e antiitaliana in Istria e Dalmazia.

I «padri costituenti» probabilmente si resero conto dell’insostenibilità della soluzione data alla questione e, proprio per questo, in un estremo sussulto di pudore, la relegarono nel capitolo finale della Carta, quello delle «Disposizioni transitorie».

In questi 72 anni più volte si è tentato da parte di esponenti politici di varia estrazione di avviare embrionali esperimenti di pacificazione e di superamento del clima antifascista da guerra civile. Ricordiamo quelli – superficiali e poi velocemente rientrati – di Luciano Violante, di Carlo Azeglio Ciampi e di Silvio Berlusconi.

Oggi, piombate nel più totale vuoto ideologico, le forze politiche al potere non parlano più di pacificazione e sono tornate ad attribuirsi un’identità e una ragion d’essere nella «Repubblica nata dalla Resistenza» e nell’«antifascismo totale, intransigente ed eterno».

Scorrendo la storia, è interessante scoprire come il «mito della Resistenza» nel primo ventennio del dopoguerra sia stato tenuto in penombra, praticamente nascosto. Innanzitutto ciò è avvenuto perché al partito al potere – la Democrazia Cristiana – il fatto che la leadership del movimento partigiano fosse vantata dai comunisti non era ben digerito, e poi perché gran parte della classe dirigente postfascista aveva iniziato a muoversi proprio all’interno del regime mussoliniano.

Amintore Fanfani aveva insegnato nella Scuola di Mistica fascista e aveva collaborato, assieme a Giovanni Spadolini, alla rivista La Difesa della Razza; Giovanni Gronchi nel 1920 era stato eletto deputato nel listone fascista ed era stato il Sottosegretario all’Industria e al Commercio nel primo governo Mussolini; Giovanni Leone era stato un fedele iscritto al PNF; ai GUF e ai Littoriali avevano partecipato Giulio Andreotti, Pietro Ingrao, Giorgio Napolitano, Aldo Moro, Luigi Preti, Paolo Emilio Taviani, Carlo Azeglio Ciampi, Antonello Trombadori, Alessandro Natta, tanto per citarne alcuni.

Il «mito della Resistenza» così come ci viene propagandato oggi è nato solo durante la presidenza di Giuseppe Saragat (1965-1971). Questo mito servì a quel presidente socialista per ricreare un clima unitario in una sinistra dilaniata da liti e scissioni a catena – proprio come avviene oggi – e per favorire la formazione di governi di centro-sinistra.

Saragat lanciò l’«operazione Resistenza» sfruttando le celebrazioni del ventennale della fine della guerra, con un discorso pronunciato a Milano il 9 maggio 1965. Di lì presero le mosse quelle ritualità e quelle glorificazioni partigiane che ci hanno seguito fino ad oggi. 

Anche la colonna sonora resistenziale è stata elaborata in quegli anni. Bella ciao, prima, era conosciuta da pochissimi; la musica ha origini lontanissime: è un misto di un pezzo francese del XV secolo e di un canto yiddish inciso a New York nel 1919. Durante la guerra era stata canticchiata solo da qualcuno a Reggio Emilia e nel Modenese. 

I partigiani cantavano soprattutto Fischia il vento, canzone costruita sulle note della popolare Katiusha sovietica, ma i registi del mito della Resistenza furbescamente preferirono, a un canto dove si invocava «la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir», la sconosciuta Bella ciao dove si canta genericamente del «fiore del partigiano morto per la libertà».

Oggi sono passati 72 anni dalla fine della guerra e non ci dovrebbe essere bisogno di «revisionismi» per ristabilire un minimo di obbiettività storica. Ormai i documenti ci sono tutti – o quasi – e tutti sono consultabili. Invece siamo ancora al livello delle commemorazioni fantasiose e all’accanimento sui temi della guerra civile.

Oggi, come nel 1965, si cerca di nascondere la crisi politica – come fosse polvere – sotto il tappeto di una recrudescenza antifascista.

Ma l'italiano è una lingua – almeno fino a quando riuscirà a sopravvivere all'offensiva dell'americanizzazione – dove le parole hanno un preciso significato.

Tolleranza, libertà, democrazia. Sarebbe bene riflettere bene sul significato di queste parole e confrontarlo alle attuali cronache politiche.

Sarebbero proprio i fascisti, oggi, gli intolleranti?

                                                                                                         

sabato 9 dicembre 2017

IL SERVO ED I PADRINi

IL SERVO ED I PADRINi


Solo due giorni dopo la dichiarazione di Israele che disconosceva Gerusalemme Est come cittá-zona dei Palestinesi, la casa bianca annuncia che il presidente USA Trump ha deciso di spostare le sede dell’ambasciata da Tel Aviv, dove sono tutte le rappresentanze diplomatiche, a Gerusalemme riconoscendo, di fatto, la cittá come capitale di Israele.
Il padrone ordina ed il servo obbedisce subito, come i “picciotti” nella mafia…!!
L’ennesima dimostrazione di quanto gli USA siano sottomessi al potere sionista.
D’altronde basterebbe considerare che anche nel governo USA le cariche piứ importanti come quelle riguardanti l’economia sono affidate ad ebrei per  confermare che chi comanda veramente in America sono gli ebrei..!
Gli ebrei sono meno del 3% della popolazione nazionale ma comprendono l'11% di quello che gli studi definiscono l'elite nazionale. Inoltre gli ebrei costituiscono più del 25% delle elite giornalistica e editoriale, più del 17% dei leader di importanti organizzazioni di volontariato ed interesse pubblico e più del 15% degli alti ranghi dell'amministrazione statale.. ".
 Durante gli ultimi tre decenni gli ebrei negli USA hanno superato il 50% tra i maggiori 200 intellettuali, il 20% tra i professori nelle università più prestigiose, il 40% tra i soci dei maggiori studi legali a New York e Washington, il 59% dei direttori, scrittori e dei produttori delle 50 maggiori pellicole cinematografiche dal 1965 al 1982, e il 58% dei direttori, scrittori e produttori in due o più serie televisive di prima serata.. ".
 Essi sono i padroni incontrastati di Hollywood : " .. Nei settori chiave dei media, specialmente negli studi cinematografici di Hollywood, gli ebrei sono così numericamente dominanti che definire questi affari sotto controllo ebreo è poco più che un'osservazione statistica.
Naturalmente tutto questo non appare ufficialmente e resta sottaciuto perché il potere vero, quello che comanda, non appare ma agisce dietro le file..!
Ed ecco perché quando in Israele si prendono decisioni politiche come quella citata, a Washington ci si conforma automaticamente senza indugi..
Una ulteriore dimostrazione di quanto andiamo dicendo sta nel fatto che TUTTO il resto del mondo, dalla direzione dell’ONU alle piứ importanti nazioni come Francia, Russia, Germania, Cina hanno protestato vivamente per l’uscita peregrina disconoscendo la decisione presa dal presidente Trump.
Unica eccezione, per ora, l’Inghilterra, ma si sa che essa  resta da sempre subordinata agli USA…!!
Data anche la posizione del mondo intero sull’argomento, non pensiamo che la bravata di Trump possa sortire un qualche effetto pratico in Palestina a parte una recrudescenza dell’Intifada ed un allontanamento di qualsiasi ipotesi di pace concordata tra sionisti e palestinesi..!
Come al solito Trump si dimostra stupido, irresponsabile, inadeguato e pericoloso.
Come un idiota con in mano una pistola

Alessandro Mezzano